Ah, il calcio di oggi. Quello in cui è solo il dio denaro a dominare e, talvolta, a dettare le scelte degli allenatori. Come quella del povero tecnico Rastelli in merito all’“affaire con i guantoni”.
Concretizzato a gennaio lo scambio con il Milan tra Storari e Gabriel, il club rossonero ha espressamente chiesto di schierare il giovane brasiliano (che tornerà a giugno alla casa madre), al fine di fargli cumulare minutaggio in massima serie: ad aiutare anche anche un “lauto compenso” per ogni gara disputata dal portiere.
Ecco dunque che, messo da parte Rafael, il quale pure aveva aspettato con pazienza il suo turno e aveva ben figurato nelle occasioni in cui fosse stato chiamato in causa, da tre giornate a questa parte, smaltiti i fastidi fisici, è stato Gabriel a dover difendere i pali rossoblù.
Un esordio senza patemi in quel di Genova, poi sono emersi i limiti del portiere verdeoro.
A Crotone un innocuo cross di Rosi ha complicato la vita all’estremo difensore, che per poco non spediva la palla in porta.
Oggi un vero incubo. A cominciare dalla scarsa comunicazione con i compagni di squadra, in virtù anche di una conoscenza quantomai approssimativa, per continuare con un colpo di testa di Kondogbia senza pretese, deviato - con estrema tranquillità - sulla traversa: meno male che nessun giocatore nerazzurro è stato lesto a ribadire in rete. In occasione invece del raddoppio interista, la punizione di Banega ha sorpreso Gabriel, timoroso nell’intervento, quasi non volesse “sbattere” contro il palo. Due buone risposte su conclusioni di D’Ambrosio e Kondogbia dalla distanza sono poi state vanificate dall’ingenuità su Icardi, che ha fruttato il rigore del 4-1 nerazzurro. A condire una prestazione horror anche l’evitabilissima quinta rete dell’Inter, con un tiro da fuori area di Gagliardini.
Per la cronaca, seduti nella panchina rossoblù c’erano ben tre estremi difensori di riserva: Rafael, Colombo e Crosta.
Alla luce di ciò, una domanda sorge spontanea: a che serviva un nuovo portiere?
