Prima che la «scuderia» di Paco Casal cominciasse a fare da collante tra l'Uruguay e la Sardegna, già un altro ambasciatore della «Celeste» aveva calcato l'erbetta del «Sant'Elia». Il pioniere infatti è El Piscador Valdemar Victorino. Il suo sbarco a Fiumicino risale a martedì dieci agosto del 1982. Cerca di schernirsi attraverso le sue prime parole da neorossoblù: «non sono abituato a fare promesse che non sono sicuro di mantenere. I tifosi mi capiscono. Non posso dire che segnerò dieci, quindici o venti gol. Prometto invece che ne segnerò quanti potrò, e darò il massimo in ogni partita». Il giorno stesso del suo approdo in Italia raggiunge i compagni nel ritiro di Abbadia San Salvatore (Toscana, provincia di Siena) e Giagnoni lo butta subito nella mischia, schierandolo fin dal primo minuto in occasione dell'amichevole contro l'Arezzo. Non brilla e la causa si pensa sia la condizione ancora approssimativa. Alcuni scambi all'inizio con i compagni, qualche pericoloso affondo, poi la squadra non lo cerca più con insistenza, costringendolo a svariare sulle fasce. La successiva uscita amichevole del Cagliari è contro il Livorno e l'uruguagio trova la via della rete. È lui al cinquantacinquesimo a trasformare il calcio di rigore che porta il Cagliari sul momentaneo due a uno, ma il successo sfumerà in extremis a causa della rete di Raiola. Oltre alla sua personale marcatura, il sudamericano indossa anche i panni dell'assist man, propiziando il gol di Piras: una sua violenta capocciata termina sul palo e il selargino da pochi passi ribadisce in rete. La punta di Montevideo mette la sua firma anche in Coppa Italia, segnando nella seconda partita del girone contro il Monza, con un preciso rasoterra. Poi si ripete - questa volta dal dischetto - nel pareggio del «Sant'Elia» contro il Palermo per due a due, timbrando il provvisorio uno a zero. Tre reti che a fine campionato si riveleranno il più beffardo dei fuochi di paglia. Saranno infatti zero i suoi gol in campionato e malgrado il punto di vantaggio conservato sull'Ascoli fino alla penultima giornata, il Cagliari dice addio alla Serie A al «Del Duca» nello scontro diretto, davanti a mille tifosi sardi, equamente divisi tra emigrati e provenienti direttamente dalla Sardegna. Ci vorranno sette anni per riabbracciare la massima serie e altrettanti per rivedere in rossoblù calciatori uruguayani. Questa volta con diversi esiti, per un legame che da allora a oggi si è ininterrottamente protratto.