Per sbloccare il suo trasferimento al Cagliari dovette imbarcarsi per il Perù nientemeno che Gigi Riva in persona, insieme al quale ha viaggiato verso la Sardegna per la prima volta. È l'estate del 1982 quando Julio Cesar Uribe approda alla corte rossoblù e le credenziali sono quelle dichiarate da Rombodituono a Elmas: «É un tipo alla Beccalossi, forse meno tecnico, ma molto più potente». Il peruviano divenne noto al grande pubblico in occasione del Mundial spagnolo, dove però non entusiasmò particolarmente. Nel «pallone d'oro» sudamericano la mezzapunta era arrivata terza nella stagione appena trascorsa, alle spalle di Maradona e Zico. La sua infanzia trascorre nel Barrio popolare di Barbones, a Lima, col padre falegname e la madre che si divideva fra i numerosi altri fratelli e il lavoro in una mensa operaia. Racconta Julio: «Avevo otto anni quando ho iniziato a giocare al pallone. A Lima si gioca dappertutto, nelle strade, nei cortili e in qualsiasi spiazzo dove si possono mettere due pietre per delimitare la porta. Ero piccolo e mi arrampicavo su un muretto per seguire le partite dei ragazzi più grandi. Se ne mancava uno mi chiamavano. Cosi ho iniziato a giocare al calcio». Con la maglia rossoblù fa il suo esordio in partite ufficiali contro il Palermo al «Sant'Elia» in una partita di Coppa Italia, sostituendo Mazzarri dopo pochi minuti della ripresa. In Curva Sud, alcuni tifosi provenienti da Monastir gli dedicano subito uno striscione. Però Uribe delude. Il suo primo gol arriva solo all'ottava giornata, in casa della Fiorentina, coi viola già sopra di due gol e che poi chiuderanno sul tre a uno con la rete di Antognoni: Marchetti con una caparbia progressione si libera degli avversari e scocca una violenta conclusione sulla quale Galli interviene con difficoltà , ben posizionato c'è Uribe che di testa insacca. Questo del peruviano al «Franchi» rimarrà dunque un lampo isolato, accompagnato da soli altri due gol in campionato. Rimarrà in rossoblù nelle due successive stagioni in Serie B ma lo spartito non cambia: la miseria di sei gol in due anni e il mesto addio alla Sardegna.