Leggi di un calciatore sardo che ha militato in Cagliari, Torres e Nuorese; vinto un campionato di Serie B con il Cagliari; giocato le Coppe Europee, partendo dal calcio regionale. Scommettiamo che la stramaggioranza degli appassionati ha individuato l’identikit di Gianfranco Zola? Ebbene, sono tutte analogie che il fantasista di Oliena condivide con un suo conterraneo, sicuramente meno illustre e talentuoso, che ha però indossato con onore la casacca rossoblù. È questo il ritratto anche di Marco Sanna, che ha dedicato al Cagliari l’epicentro della sua carriera: sei campionati fra il 1992 e il 1998, dai suoi ventitre ai ventinove anni. Approda in una rosa nella quale va a rappresentare l’ideale “Quarto Moro” di una “bandiera” , che più volte ha avuto degni ambasciatori indigeni: in quel campionato, il poker dei “volti bendati” era costituito da capitan Matteoli, Pusceddu, Festa e Sanna; ideale quadrilatero che incarna quattro grandi porzioni dell’ Isola: Barbagia/Sulcis-Iglesiente/ Hinterland di Cagliari e Sassarese. Il nostro prende subito confidenza con le vittorie, fin dalla gavetta: è lui il mediano del Tempio nel corso della stagione 1986-87, che segna l’ingresso dei galluresi nel calcio professionistico: la vittoria del campionato Interregionale vale la promozione in Serie C2. Undici anni dopo è tra i protagonisti che sotto la guida di Ventura riportano il Cagliari in Serie A. Questa volta però è l’unico sardo protagonista, fatta eccezione per la terzultima partita del campionato, Cagliari-Venezia, nella quale debuttano in prima squadra Arrica e Carrus. In mezzo, sentimenti che si mischiano coi loro opposti: nel malinconico spareggio del “San Paolo”, i sardi in campo sono lui e Scugugia. Ma prima, tre stagioni or sono, contribuisce alla cavalcata Uefa 1994. Giunti ai quarti di finale, l’ostacolo appare proibitivo:
la Juventus di Trapattoni, detentore del trofeo, illuminata dalla stella di Roberto Baggio, “pallone d’oro” in carica, tre mesi dopo finalista di Usa ’94, dove sarà assoluto protagonista, malgrado l’infausto finale. Bruno Giorgi non tituba: si fida del “mastino” turritano. E il campo darà ragione al tecnico pavese; nel doppio confronto di centottanta minuti, il “divin codino” è surclassato da una serrattissima marcatura a uomo del piccoletto turritano. E nemmeno dagli undici metri il fantasista di Caldogno inquadra lo specchio della porta. È mancata la ciliegina, accidente che non intacca l’essenza della favola: dalla Serie D col Tempio, alla semifinale Uefa a San Siro, passando per la leggendaria notte di Mechelen. I gol sono tutti Made in Sardinia: Matteoli-Oliveira- Pusceddu, targati Ovodda-Muravera e Buggerru. Ma c’è un quarto sardo nell’innevato rettangolo di gioco: indossa la maglia numero sette e il suo nome è Marco Sanna.