Nora è un'antica città di origine fenicia, e sorge sulla penisola che chiude a sud-ovest il golfo di Cagliari.
Sorta su insediamenti preesistenti di origine nuragica, divenuta poi successivamente fenica, punica e romana, Nora sorge su un promontorio nell’attuale comune di Pula, ed era l’antica capitale dei Noritani, antica tribù sarda descritta dal geografo e astronomo Tolomeo.
Lo stesso scrittore e geografo Pausania collega la fondazione della città di Nora all’eroe Norace, figlio del dio Ermes, il messaggero degli dèi, ed Eriteide il quale, giunto dalla Spagna alla guida dell’antico popolo degli Iberi, fondò sull’isola una nuova cittadina che prese il nome.
Le tracce della presenza nuragica sono numerose, e fanno risalire la presenza dell’uomo sull’area fin dall’età del bronzo mentre, grazie alla cosiddetta Stele di Nora (blocco di arenaria recante un'iscrizione che la quasi totalità degli studiosi ritiene essere realizzata in alfabeto fenicio) è possibile datare la presenza stabile della popolazione fenicia fin dall’VIII secolo a.C.
Sono stati, tuttavia, rinvenuti resti ben più antichi della presenza di tale popolo sull’area grazie ai reti rinvenuti nella necropoli, la cui datazione ci riporta tra il VII e VI secolo a.C.
Della presenza fenicia restano purtroppo solo pochi resti, a partiredalla preziosa stele omonima custodita presso il Museo Archeologico di Cagliari.
La stele di Nora, appunto, con una datazione compresa tra il IX e l’VIII secolo a.C., risulta essere il più antico “documento” dell’Occidente, scritto secondo gli studiosi, in alfabeto fenicio-sardo, una commistione di lingua fenica e del nativo popolo Shardana, sulla quale fa la sua comparsa, per la prima volta, il nome Shrdn, Shardana, ossia ‘Sardegna’.
A tutt’oggi restano le fondazioni dell’area sacra dedicata alla dea Tanit, la dea della fertilità e dell’abbondanza, venerata come dea protettrice della città) e alcuni resti delle fortificazioni.
Tuttavia, i resti rinvenuti attestano che, fin dal V secolo, all’apice della fioritura della cittadina, fossero già in corso e con ampia frequenza, anche i contatti con la civiltà romana tanto che, all’epoca della conquista dell’isola da parte di Roma, Nora era probabilmente la città più importante dell’isola, tanto da venire scelta come prima capitale della Provincia.
Il suo ruolo di capitale, nel corso dei secoli, venne meno, e divenne Municipio ma restò comunque un centro fondamentale e vitale come testimoniato dai resti della cittadina stessa. La presenza del foro, delle terme, del teatro e decine di abitazioni prospicenti un porto fiorente, tutti elementi che facevano di Nora una cittadina fiorente ancora nel II e III secolo d.C. grazie ad una fitta rete di commerci.
Secondo gli studiosi, Nora crebbe in maniera importante considerata l’epoca nell’isola, ospitando fino a ottomila abitanti, e fregiandosi del titolo di caput viae, praticamente il punto di partenza di tutte le strade dell’isola.
L’arrivo dei Vandali determinò, a partire dal V secolo d.C., l’abbandono della città, troppo esposta alle incursioni ripetute per ritirarsi gradualmente verso l’entroterra, rendendo Nora di fatto non più una cittadina ma un presidio.
Il centro non venne tuttavia mai abbandonato dalla popolazione anche per motivazioni religiose poiché proprio a Nora avvenne, il 15 gennaio 303, il martirio di Sant’Efisio, martirizzato per decapitazione sotto Diocleziano ed al cui culto, nel 1089, venne eretta una chiesetta tutt’ora meta del pellegrinaggio ogni 1° maggio in onore del martire. Percorso storico estremamente simile ha avuto Tharros, cittadina che sorge nella penisola di Capo San Marco, di fronte a Capo Frasca, punti che delimitano l’ampio golfo di Oristano.Come Nora, anche Tharros principia la sua storia come insediamento nuragico, poi fenicio-cartaginese e infine romano ma la cui storia poi si propaga fino a divenire un capoluogo bizantino e poi arborense.
I resti più antichi della città ci riportano all’VIII secolo a.C. quando, sulle ramificazioni meridionali della penisola del Sinis, nell’anfiteatro naturale che si delinea tra Capo San Marco, capo Frasca e le colline di su murrumannu (il grande muso)gli antichi popoli nuragici si insediarono in queste terre prima dell’arrivo dei fenici.
A questo periodo risalgono infatti due nuraghi eretti proprio sul promontorio di Capo San Marco mentre i resti della civiltà fenicia sono rilevabili da due necropoli ed un tophet, un santuario cimiteriale dove venivano deposte le urne con i resti dei defunti e degli animali utilizzati nei sacrifici votivi.
Un dato caratterizzante e comune con Nora, è la straordinaria posizione geografica che colloca Tharros, o meglio il suo centro portuale distante pochi chilometri dal centro abitato, al centro del golfo di Oristano, e che la rendeva uno snodo privilegiato di traffici commerciali con numerose popolazioni.
La sua posizione riparata dai venti e dalle correnti marinefaceva di Tharros la rotta ideale dei commerci lungo la rotta dalla penisola spagnola fino al Medioriente.
L’arrivo dei cartaginesi sostituì la cremazione con l’inumazione, la sepoltura con corredo funebre cui tanto si deve in termini di scoperte: ceramiche, gioielli, amuleti, scarabei, etc.
Sotto il loro dominio, Tharros divenne un centro attivo e fiorente, specializzato nella lavorazione del ferro estratto dal Montiferru, ma anche tanti edifici i cui resti oggi ci raccontano della vita quotidiana dei suoi abitanti.
La conquista romana della cittadina significherà invece un rinnovamento secondo la tipica pianta ortogonalecon strade lastricate, impianti fognari, le terme e luoghi di culto.
Tuttavia, nel corso dei secoli successivi, anche una volta divenuta capitale del Giudicato d’Arborea, Tharros subirà una lenta decadenza, a causa anche delle frequenti incursioni saracene e di predoni e saccheggiatori che ne determinarono un graduale e continuo spopolamento.
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