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Immersioni in Sardegna, dall’esplorazione dei relitti all’osservazione della flora e della fauna

Salpi, Loredan e KT12, la memoria storica dell’isola, crocevia di popoli, guerre e commerci

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Sardegna, isola dalle distese di sabbia dorate e dal mare cristallino, coste frastagliate e ricche di insenature, da sempre richiamo di turisti e appassionati non solo per le ambite vacanze fatte di giornate in spiaggia ma anche per il mare e tutte le avventure ad esso legato.

Le immersioni, infatti, sono un’esperienza che richiama un numero sempre maggiore di appassionati e curiosi, alla ricerca di fondali affascinanti, flora e fauna variegati, ma anche ricchi di storia.

Il fascino del mare e delle immersioni sono il biglietto di ingresso alla ricerca e scoperta di relitti sommersi che nel corso dei secoli rendono l’isola ancora più affascinante. 

Infinite rotte marine, nei secoli, vedevano la Sardegna crocevia privilegiato, approdo ricercato e ambito da tanti popoli che, per mare, commerciavano ed esploravano il mondo conosciuto.

Senza dimenticare la storia più recente, fino all’ultimo conflitto mondiale, ed i vari affondamenti che hanno avuto come scenario le acque cristalline sarde, accrescendo in fascino il mare dell’isola.

Le navi affondate, adagiate su fondali sabbiosi o celate dalla vegetazione marina, offrono agli appassionati un’esperienza che spazia tra il mistero del loro affondamento e la potenza del mare e delle sue creature che, accoglienti, regalano nuova vita alle lamiere deformate.

A partire dalla città di Cagliari, dal Golfo degli Angeli, che offre una buona scelta di immersioni verso i relitti, in gran parte risalenti alla Seconda guerra mondiale, quando l’isola era triste teatro bellico. 

In particolare, il relitto della nave cisterna Romagna, classe 1899, affondata a causa di una mina il 2 agosto 1943, oggi adagiata a circa quaranta metri di profondità, al largo di Capo Sant’Elia, ad offrire riparo e vita a saraghi e cernie, ma anche a spugne che oramai ne ricoprono per intero il ponte di comando.

A minore profondità invece, circa quindici metri, sempre nello specchio di mare del cagliaritano, ma nella baia di Solanas, troviamo l’Entella, la carboniera affondata da un sommergibile inglese nel 1943. 

Da Cala Verde invece, sul litorale di Pula, è possibile partire alla scoperta dei relitti di imbarcazioni risalenti niente meno che al periodo romano, anche questi a circa quaranta metri di profondità, a testimonianza, come detto, dell’importanza che l’isola al centro del Mediterraneo ha ricoperto nel corso dei secoli per numerosi popoli di navigatori e commercianti.

Risalendo le coste, attestandoci a poca distanza da Orosei, ad una profondità di circa trentaquattro metri è possibile scorgere il relitto della nave da guerra tedesca KT12, affondata anch’essa durante le operazioni della Seconda guerra mondiale. 

Ciò che subito colpisce e incute un certo timore, quasi che il relitto volesse improvvisamente riprendere vita, è il cannone puntato verso l’alto, monito per chiunque tenti di avvicinarsi.

Tuttavia, nel giugno del 1943, il KT12 affondò a causa di un sommergibile inglese, il famigerato Safari, che con un siluro non lasciò scampo all’imbarcazione teutonica con i suoi trenta uomini di equipaggio.

La nave, spezzata in due tronconi, colò rapidamente a picco non prima di rilasciare, a pelo d’acqua, la grande quantità di combustibile che trasportava, e che prese fuoco. 

Molti uomini morirono subito, altri invece riuscirono a mettersi in salvo raggiungendo le coste sarde non senza ustioni e ferite, accolti e curati dalla popolazione locale.

Oggi il relitto, ancor di più quel cannone spianato, ci ricorda quanti dolori e sventure vengono causati dalle guerre sebbene oggi la posidonia, tra i pesci e sommozzatori curiosi, renda un’immagine sbiadita degli antichi fasti. 

Nelle profondità di Capo Ferrato invece, a circa cinquanta metri di profondità, troviamo il relitto del piroscafo Salpi, silurato e affondato nel 1942; il relitto, spezzato in due tronconi distanti circa dieci metri, mostra quasi orgogliosamente il suo carico, il cannone e la santa barbara. 

Oggi risulta particolarmente interessante per gli appassionati, con brevetto, poichè si presenta ricco di vegetazione e di fauna che lo rendono metà ideale per gli amanti delle fotografie e delle riprese marine.

Altrettanto interessante, ma sempre dedicata a sommozzatori con brevetto ed esperti, è il relitto della motonave Loredan la quale, insieme alle navi sorelle Isonzo ed alla già citata Entella, salpò il 10 aprile 1943 dal porto di Cagliari diretta a La Maddalena. Fatale per le tre sorelle fu il sommergibile inglese Safari il quale, avvistate le tre navi, le silurò implacabilmente nei pressi dl promontorio di Torre delle Stelle, presso Solanas.

La prima a cedere fu proprio la Loredan che, colpita da un solo siluro che però la trapasso da parte a parte nella zona centrale dello scafo, colò a picco dove riposa tutt’ora, ad una profondità di circa sessantacinque metri.

Immergendosi oggi si nota che la struttura è praticamente integra, fatta eccezione ovviamente per l’enorme squarcio causato dal siluro. Ma ciò che cattura, avvicinandosi alla prua, è il grande albero adagiato orizzontalmente sul ponte, quasi sospeso nel mare cristallino che, nonostante la profondità, risulta quasi sempre limpido e trasparente. 

Altro valore aggiunto del relitto è l’enorme quantità di gorgonie che ricoprono quasi del tutto lo scafo, e che crescono addirittura all’interno dello scafo, nascondiglio ideale per i banchi di pesci per i quali, oggi, è scenario di caccia.

Il relitto si presta facilmente anche all’esplorazione interna, non presentando particolari difficoltà ma per la quale si consiglia, come per tutte le avventure, ancor più sott’acqua, sempre la massima prudenza e opportuna preparazione.

Progetto promosso dalla Regione Sardegna, Assessorato al Turismo

 

Valentina Piras

 

 

 

 

 

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