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Il miele sardo, dalla vigna di Aristeo alle pagine di Salvatore Cambosu

L’apicoltura in Sardegna, dai monasteri alle tavole di tutto il mondo

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La poetessa russa Anna Achmatova sosteneva che “Il miele selvatico sa di libertà”, concetto che associa la dolcezza di questo alimento anche ad un aspetto più agreste epiù aspro, assimilabile per molti aspetti alla stessa esistenza dell’uomo, e in generale alla vita con tutti gli avvenimenti, spesso dal gusto dolceamaro.

Per tanti aspetti, il “Miele amaro”tanto caro a Salvatore Cambosu, scrittore e giornalistaconsiderato uno dei maggiori sponenti della corrente letteraria neorealista sarda, il quale collega questo alimento dolce-amaro alla ricerca spasmodica e quasi ancestrale della propria identità, liberata da modelli culturali estranei e da sovrastruttureunendolo metaforicamente al gusto del miele, spesso dolce ma talvolta, per qualità e origine, anche amaro.

Concetto di identità che ci riporta non solo al pensierodella propria individualità, ma anche all’idea stessa della nostra terra, come elemento di base che ci caratterizza e connota dal profondo.

Ma cosa è il miele, e quali sono le sue origini, anche nell’isola? Per semplificare la risposta basta ricordare che il miele è in alimento prodotto dalle api domestiche le quali lo producono dal nettare dei fiori, che viene raccolto e trasformato e infine lasciato a maturare all’interno dei favi dell’alveare.

Un prodotto quindi totalmente naturale e che, nell’isola ha tracce antiche, con radici che affondanonel passato, e precisamente in una statuetta in bronzo di epoca preromana che rappresenta la divinità protettrice degli apicoltori. Il semidio Aristeo viene rappresentato con il corpo ricoperto da api giganti e, quando si dice coincidenze, venne ritrovato in una vigna chiamata proprio de su medde (del miele) nel territorio di Oliena, e attualmente esposta al Museo archeologico di Cagliari.

La leggenda vuole che sia stato proprio Aristeo ad insegnare agli uomini come addomesticare le api e coltivare la vigna, due doni della natura spesso uniti anche in epoche storiche ben lontane da noi. Come sovente accadeva, tuttavia, la scoperta del miele è da ritenersi più “casuale” ma, dato il suo altissimo valore nutritivo, gli uomini fin da subito hanno cercato di addomesticare le api per ricavare questo preziosissimo alimento.

Per tanti secoli, questo alimento è rimasto relegato ad un ruolo di dolcificante (l’unico noto per millenni) e di antisettico la cui produzione è rimasta circoscritta tra le mura dei monasteri, come lavoro aggiuntivo in campagna per i monaci.

Ed infatti, ancora oggi, il miele viene considerato un vero e proprio medicinale, una sorta di panacea o rimedio della nonna al quale, bene o male, tutti abbiamo fatto ricorso per un male di stagione, o qualche fastidio fisico, considerate le sue note proprietà antinfiammatorie e antisettiche.

Nell’isola le api hanno certamente trovato un clima ideale che, assieme alla vegetazione tipica del territorio, hanno certamente rappresentato il luogo ideale per la loro esistenza e per consentire all’uomo di impiantare le arnie. E infatti la Sardegna presenta veramente una ampia varietà di mieli, frutto della grande varietà e ricchezzadella flora locale che caratterizza il territorio.

Questa ampia varietà e ricchezza di flora è ilfondo distintivo e tracciante che si riflettenel gusto del miele sardo, contribuendo a renderlo distinguibile anche per proprietà e quindi anche per benefici differenti.

E partendo da questa rilevazione che in Sardegna, a partire dagli anni Cinquanta circa, il Consorzio Apicoltori Sardi ha compiuto una rivoluzione che ha contribuito alla consapevolezza del mestiere dell’apicoltore in primis ma anche alla promozione e commercializzazione del miele sardo, che attualmente si attesta su circa venti mila quintali annui, pari a circa il dieci per cento della produzione nazionale.

La Sardegna viene comunemente associata al miele di asfodelo, corbezzolo, cardo, eucalipto ma anche cisto e, per i più fortunati, data la rara e scarsa produzione, anche rosmarino e lavanda selvatica. Mieli dal sapore decisamente poco dolce, ma estremamente profondi e intensi, proprio come la terra che li produce, come il carattere del popolo sardo raccontato da Cambosu proprio nel suo celebre Miele Amaro.

Volendo immaginare di affondare le dita tra questi meravigliosi prodotti sarebbe impossibile quindi non partire, per questo viaggio nel gusto, dal Miele di corbezzolo, dal gusto amaro e dal colore scuro, ricchissimo di antiossidanti e dai numerosi effetti benefici sul nostro sistema immunitario.
Perfetto se abbinato a formaggi stagionati, rigorosamente sardi.

Citavamo il miele di cardo, altro fiore all’occhiello della produzione sarda, dal gusto unico e gradevole, e valido aiuto per l’apparato gastro-intestinale e cardiocircolatorio.

Il miele di Eucalipto poi, dal colore ambrato e con retrogusto di liquirizia, da sempre utilizzato per le sue proprietà balsamiche fondamentali per contrastare i malanni della stagione fredda e come protettivo dell’apparato urinario. 

Ottimo poi anche il miele di agrumi, profumato e leggermente acidulo, perfetto per depurare l’organismo e per addolcire tisane e dolciumi, anche fritti.

Infine, anche il valido miele millefiori che, con i sentori di tutta l’intera macchia mediterranea, avvolge i sensi con i suoi aromi di Erica, asfodelo, lavanda e cardo selvatico, contribuisce a placare la tosse e proteggere l’apparato digerente.

Di qualunque tipologia e gusto, il miele è un alimento insostituibile della gastronomia sarda nella quale spicca per il suo sapore sulla seadas, o come ingrediente base dell’aranzada a carnevale oppure, ancora, in accompagnamento ai formaggi o sul pane carasau.

 

Progetto promosso dalla Regione Sardegna, Assessorato al Turismo

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