Immaginando i paesaggi campestri e assolati della nota terra spesso ci viene alla mente una pianta per lo più spontanea con la quale abbiamo imparato a familiarizzare; tale pianta è molto diffusa, ed i suoi frutti sempre più apprezzati e ricercati, anche per la produzione di liquori e sapa.
Il Fico d’India è una pianta succulenta della famiglia delle Cactacee originaria del centro America, importata niente meno che con il viaggio di rientro a Lisbona della spedizione di Colombo nel 1493; la pianta era sacra per il popolo azteco e di grande valore simbolico dalla quale estraevano il carminio (un colorante naturale colore rosso scuro marcato).
La pianta del Fico d’India può raggiungere i 4/5 metri di altezza, le sue radici non sono profonde ma molto estese e questo le consente una notevole stabilità ma anche la possibilità di sfruttare ampie zone di terreno. Il fusto è composto da cladodi noti anche come pale, di forma ovoidale, i quali, unendosi, formano delle ramificazioni. Le pale di giovane età , grande riserva d’acqua per la pianta stessa, sono di colore verde più brillante e tenere tanto che spesso, specie per le popolazioni del centro America, sono un alimento prelibato; intorno al quarto anno di età invece le pale vanno incontro alla lignificazione, processo che le rende molto più coriacee e simili ad un vero fusto.
Ma attenzione alle spine! Infatti, sia la pianta che il frutto sono ricoperti da spine, precisamente da due tipologie di spine: le prime, bianche e robuste, lunghe anche 2 cm e decisamente visibili; le seconde invece sono quasi invisibili, sottilissime e piccole ma uncinate e davvero difficili da estrarre, quando se ne entra in contatto.
La vera prelibatezza però è il frutto, una bacca carnosa, con tanti semini, e dal peso che può arrivare anche ai 400 gr. I frutti sono di diverse varietà che vanno dalla sulfarina di colore giallo-arancione, alla sanguigna di colore rosso, alla muscarina dalla polpa bianca.
Sa Figu Morisca, come è chiamato nell’isola, è ampiamente utilizzato in campo gastronomico poiché i suoi frutti sono ricercati, da mangiare freschi una volta ripuliti dalle spine (grazie a sa scovitta) e privati dalla spessa buccia. Ma i frutti vengono anche raccolti per la produzione di marmellate, per la produzione di liquori e digestivi e per la produzione della sapa, nella versione leggermente meno raffinata della più diffusa sapa da mosto d’uva.
Il consumo dei frutti viene indicato per controllare la glicemia ed il colesterolo, e sono perfetti come sostegno per controllare il peso in eccesso; essendo particolarmente ricchi d’acqua sono anche indicati come drenanti in caso di cellulite, ed ha ottime proprietà diuretiche e lassative, sempre che non si esageri.