Non ci stancheremo mai di dirlo, la Sardegna ha delle tradizioni uniche al mondo sotto tanti e vari punti di vista.
Non sfugge quindi a questo assioma la Santa Pasqua, e le modalità con cui le diverse comunità sarde festeggiavano appunto Sa Pasca Manna.
La tavola non fa eccezione, con i suoi piatti tipici, genuini e sinceri che conquistano il palato e il cuore, e restano per sempre nella mente di chi li ha gustati.
Come tutte le feste, le famiglie avevano sempre un occhio di riguardo per i piccoli di casa ed ecco quindi che, in un’epoca in cui le uova non erano certo di cioccolata, le madri non rinunciavano a sbalordire e coccolare sa scruffulia con un pane unico e con un bell’uovo: su pani con s’ou.
Un pane di semola lavorato e decorato finemente e con maestria, di molteplici forme partendo dal classico pulcino o la pavoncella, ma anche a coroncina o di bambino sino alla più evocativa cristiana a forma di pesce.
Come se non bastasse, ogni pane era arricchito con un bell’uovo benaugurante, e donato ai piccoli di casa come il tradizionale uovo pasquale sardo.
Va ricordato che, nella tradizione cristiana, donare un uovo simboleggiava la resurrezione di Cristo e questo ci accomuna a tantissime culture antiche dove, in questo periodo dell’anno, ci si scambiava uova dal guscio colorato come augurio di prosperità e rinascita del ciclo vitale della primavera, la rinascita della natura.
E per finire un degno pasto di festa non potevano mancare i dolci, sempre nella tradizione culturale gastronomica sarda quindi non opulenti e sfarzosi, ma tipici del territorio e con il territorio dentro.
La primavera rende i pascoli verdi e ricchi e quindi anche il latte ed i suoi derivati lo saranno; ecco pertanto arrivare sulle tavole formaggi e ricotte ancora più gustose, più cremose e profumate, alla base delle squisite e immancabili pardulas.
Un dolce semplice ed allo stesso tempo raffinato, dal sapore non troppo dolce e delicato, non asciutto e adatto a varie fasi della giornata, un piccolo scrigno di bontà adatto a tante feste ma anche al fine pasto domenicale.
Altro dolce tipico che in primavera troviamo ancora più ricco e buono ha un nome ormai internazionale: Seadas.
Un involucro di pasta racchiude un formaggio pecorino fresco che, cotto sul momento, viene servito arricchito con squisito miele, sia dolce che amaro ed un buon bicchiere di Malvasia di Bosa, o una Vernaccia di Oristano, ma anche un Vermentino di Gallura o un bel Moscato di Sardegna.
Ovviamente, a seconda delle zone, alle pardulas ed alle seadas si affiancano tante altre squisitezze tra le quali i mustazzolus, tra i dolci più antichi dell’isola, il torrone, le papassinas, tiliccas e tanti altri ancora fino agli immancabili amaretti, protagonisti indiscussi della pasticceria sarda.
Tutti straordinari, semplici e raffinati allo stesso tempo, inusuali ma sempre degni rappresentanti ed espressione del nostro territorio, capaci di accontentare e deliziare chiunque voglia avvicinarsi a loro con piacere e semplicità .