Sarebbe dovuto essere il suo anno. Perché Diego aveva lasciato la Serie A tra altissimi (lo slalom gigante con la Fiorentina, l'hangover concesso a Mexes contro il Milan) e bassi, frequenti bassi: errori sotto porta, partite da fantasma e la sensazione che tutto il talento concessogli da madre natura rischiasse di andar sprecato.
Poi l'anno in B, quello da pesce fuor d'acqua, una classe superiore al servizio del Cagliari che, anche grazie alle sue giocate, è tornato nel minimo tempo possibile in A. Farias era chiamato alla consacrazione, a 26 anni è un go hard or go home. Non è arrivata ancora, e non per colpa sua.
La sorte si è accanita contro il funambolo di Sorocaba, è un particolare ometto il suo polpaccio, impedendogli praticamente di vedere il campo in questo avvio di stagione. Per due volte Farias è tornato in campo pronto a offrire il suo contributo, è sempre è arrivata la ricaduta. Questa volta lo staff non l'ha voluto rischiare, ha atteso a lungo e solo ora ha dato il placet completo: soldato Diego arruolabile è pronto al ritorno. L'ennesimo.
La speranza non può che essere che questo sia quello definitivo, l'ultimo, che da ora in poi il brasiliano si prenda il campo è il palcoscenico, che dimostri a tutti quanto possa essere immarcabile se in giornata, ma anche quanto possa essere utile se non in vena. Del resto sarebbe dovuto essere il suo anno e per ora non lo è stato, ma non è ancora tardi per farlo diventare.