Tra incostanza e individualismo: ecco l'Inter di De Boer

Un inizio di stagione tra alti e bassi: Icardi non può fare tutto da solo

Andrea Matacena
15/10/2016
Gli Avversari
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Sulla carta doveva essere la vera anti-Juve. Potrebbe ancora esserlo se non fosse per la sua indole un po’ pazza che da sempre la contraddistingue. L’Inter è così, lo è sempre stata. Può vincere contro una Juve lanciatissima per lo scudetto come può perdere in Europa League, in casa, contro un club israeliano semi-sconosciuto (l’Apoel Beer Sheva). 

Per adesso la squadra allenata dal tanto discusso Frank De Boer stenta a decollare. Una prima parte di campionato, quella dei neroazzurri, caratterizzata da un andamento fin troppo altalenante. Probabilmente l’arrivo di De Boer a due settimane dell’inizio della stagione può non aver giovato. Allenatore che, tra l’altro, non vanta nel suo curriculum nessuna esperienza nel campionato italiano.

Nel frattempo il tecnico olandese cerca di esprimersi come può, adoperando una “sua lingua” che è un mix tra italiano, spagnolo e inglese. E comunque, a prescindere dalla questione linguistica (forse troppo sottovalutata dai media) si vede già qualcosa dal punto di vista tattico, nonostante le critiche.

Banega, ad esempio. Il centrocampista argentino è arrivato quest’estate a parametro zero dal Siviglia per giocare davanti alla difesa. Quel regista arretrato che l’Inter, già con Mancini, cercava disperatamente la scorsa stagione. Dopo le prime giornate, De Boer lo ha spostato sulla trequarti, dietro l’unica punta, Maurito Icardi. Mai fu scelta più azzeccata. Il giocatore se gioca più vicino alla porta si esalta di più. Ama svariare per vie orizzontali, smistare palloni e servire assist dal limite dell’area. E se ne ha la possibilità, tira in porta dai trenta metri.

Oltre a Banega, l’Inter per adesso è soprattutto Icardi. Il bomber argentino ha già messo a segno 6 reti in 7 partite. E non importa se viene screditato da Maradona o se non viene convocato in nazionale su veto di Messi, per questioni extra-calcistiche legate alla storia amorosa con Wanda Nara, ex moglie di Maxi Lopez. Quello che conta è solo e soltanto l’Inter. E Maurito vuole portarla nuovamente in alto. Ma non può fare tutto da solo.

I giocatori, comunque, ci sono: Perisic, Joao Mario, Candreva, Miranda e Handanovic non sfigurerebbero neanche in un top club europeo. Spetta a De Boer trovare la quadratura del cerchio e dare un gioco ad una squadra che potenzialmente può ambire come minimo obbiettivo alla Champion’s League.

Inoltre, il tecnico olandese, dovrà invertire la rotta con le “cosiddette piccole” con cui l’Inter soffre, e non poco. Ne sono la dimostrazione le partite con il Chievo (dove i neroazzurri hanno rimediato una sconfitta) e con Palermo e Bologna, dove sono arrivati soltanto 2 punti (a San Siro).

Contro il Cagliari l’Inter vorrà riscattare la sconfitta rimediata a Roma due settimane fa, prima della sosta per le nazionali, e dare una vera svolta a questo inizio di campionato. Per farlo, De Boer avrebbe reintegrato il croato Marcelo Brozovic, messo fuori rosa dalla società circa un mese fa. Il giocatore non farà comunque parte dell’undici iniziale.

L’Inter contro i sardi dovrebbe scendere in campo con un 4-2-3-1 (e non con un 4-1-4-1 visto a Roma). Confermato ovviamente Handanovic tra i pali, al centro della difesa si schiereranno Murillo e Miranda con i due terzini Santon, a destra, e Ansaldi a sinistra a ultimare il reparto arretrato.
In mediana Joao Mario e Medel, con il primo a costruire gioco e il secondo a interdire. Tra le linee agiranno tre fantasisti: Peresic, Banega e Candreva. Unica punta, Maurito Icardi.

L’Inter con il Cagliari è condannata a vincere. Vincere per lanciare un messaggio chiaro alla Juventus: “Per lo scudetto ci siamo anche noi”.

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