Agim, perché?

Il macedone segna la prima rete della sua carriera in maglia rossoblù ma non trova il giusto spazio in squadra

Marco Castoni
03/03/2014
Approfondimenti
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Il 1º settembre 2013 arriva in prestito con diritto di riscatto, dal Maribor un macedone classe ‘88, tale Agim Ibraimi. Si tratta del terzo macedone ad arrivare nella Serie A dopo il non indimenticabile Pancev e il napoletano Pandev.

Maglia n° 10 e nella testa dei tifosi e società l’investitura di erede e vice Cossu. Però Mister Lopez non concede tanto spazio al fantasista mancino e pochi scampoli di partita non fanno certo sbocciare il suo talento.

Sorpassato nelle gerarchie da Cabrera, continua ad allenarsi duramente e provare ad entrare nelle rotazioni del mister uruguayano.

I tifosi e gli addetti ai lavori, sanno che in rosa c’è un giocatore dotato di classe cristallina, ma non si capacitano di come il ragazzo veda il campo con il contagocce.
Contro l’Udinese finalmente arriva il suo momento: prima con un delizioso calcio di punizione a giro serve Vecino che insacca, poco dopo in un contropiede fulmineo, Agim non vede i compagni a cui potrebbe servire un comodo assist, si libera di un avversario, inquadra la porta e con un mancino carico di effetto insacca chiudendo in gloria una giornata magica per i tifosi rossoblù.

Il ruolo di fantasista è destinato ad essere pertinenza del talentino Adryan ancora acerbo e non ancora al massimo della forma, e di un macedone che dal cognome ricorda un certo Zlatan.

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