Luca Telese (giornalista e volto noto della TV) è da sempre un grande tifoso del Cagliari, e quando può lo segue dal vivo. Era in tribuna a Salerno quando andò in scena la vergognosa caccia all'uomo ai danni di Tello. Era presente venerdì a Bari, sugli spalti, poi negli spogliatoi.
Prima di ripercorrere (attraverso un pezzo scritto per Tiscali.it) la storia della cavalcata rossoblu verso la A (partendo dalla brutta e dolorosa retrocessione della scorsa stagione) "sbotta":
"Adesso però chiedete scusa a Massimo Rastelli, a Tommaso Giulini, a questa squadra, per tutti i mormorii, le alzate di sopracciglia, i piccoli veleni. Siamo tutti innamorati delle imprese e delle belle favole calcistiche: purché siano quelle degli altri. Il Cagliari è entrato come un siluro in serie A. Ma quanti mugugni, fino alla vittoria di Bari, quante polemiche, e, ancora una volta, una morale per tutti: fatichiamo a riconoscere il valore di quello che ci è vicino, ci entusiasmiamo sempre per quello che ci sembra esotico, impossibile, o semplicemente lontano. Eppure il Cagliari di ieri (venerdì ndr) è matematicamente in serie A con due turni di anticipo ed è così lanciato verso il traguardo che potrebbe persino sorpassare il Crotone (il Leicester italiano) e arrivare primo, vincendo il campionato di serie B".
Una storia, un racconto, che Telese conclude così:
"Se c'è una storia, in questo racconto, e se c'è una morale in questa storia, è questa. Ogni volta che il Cagliari taglia un traguardo, come per lo scudetto del 1970, è un intero popolo che segue la squadra, una regione, uno spazio dell'anima.
Secondo: imparare dagli errori è più difficile che riuscire, per azzardo, fortuna o temerarietà. La fatica non è un peccato, da lavare con pubblici processi, ma un valore.
Terzo: la costruzione di un successo è il prodotto di un lavoro lineare e faticoso dove paga il coraggio, non l'improvvisazione. Nella notte di Bari, mentre mi aggiro per questo spogliatoio in festa, penso a cosa resterà di questa gioia immensa. Non solo vincere, che è banale. Ma vincere senza essere Paperoni, bulli o supereroi. Che è più difficile".