Non solo Leicester: quando la provincia sale al potere

Quando l’impossibile diventa possibile. L’impresa del Leicester di Ranieri in passato è stata emulata da alcuni club, tra cui il Cagliari guidato da Scopigno

Fabio Loi
04/05/2016
Approfondimenti
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“Il calcio è lo sport più bello del mondo” - diceva un vecchio detto -. Uno dei motivi che rendono questa disciplina unica nel suo genere è che nulla è scontato. È esattamente ciò che è accaduto quest’anno nella Premier League, il massimo campionato di calcio inglese, dove il Leicester, allenato dall’ex mister rossoblù Claudio Ranieri, ha conquistato il titolo per la prima volta nella sua storia contro ogni previsione. Un’impresa inaspettata e straordinaria che, tuttavia, è stata emulata anche da altre squadre come il Cagliari e Verona in Italia, in Inghilterra il Nottingham Forest, in Germania il Kaiserslautern e il Valencia in Spagna.

Il Grande Cagliari di Manlio Scopigno

Nella stagione agonistica 1969-1970, i sardi, allenati dal “filosofo” Manlio Scopigno, vinsero il campionato grazie ad una rosa comprendente diversi giocatori di qualità. Il Cagliari andò in testa alla quinta giornata e da lì non lasciò più la vetta. Concluse quel torneo con 45 punti in classifica, quattro in più dell’Inter e sette rispetto alla Juventus, con il secondo miglior attacco del campionato (42 reti realizzate, una in meno della Juventus) e fu il primo club in assoluto situato geograficamente nel Sud Italia a vincere la competizione.

Un fatto che, oltre ad avere valenza sportiva, diventò anche parte della storia d’Italia. A questo proposito, Gianni Brera disse: «Lo scudetto del Cagliari rappresentò il vero ingresso della Sardegna in Italia. Fu l'evento che sancì l'inserimento definitivo della Sardegna nella storia del costume italiano. La Sardegna aveva bisogno di una grande affermazione e l'ha avuta con il calcio, battendo gli squadroni di Milano e Torino, tradizionalmente le capitali del football italiano. Lo scudetto ha permesso alla Sardegna di liberarsi da antichi complessi di inferiorità ed è stata un'impresa positiva, un evento gioioso.»  

La certezza matematica dello storico tricolore arrivò il 12 aprile 1970, dopo la vittoria interna sul Bari per 2-0. Il titolo di capocannoniere andò per la terza volta consecutiva a Gigi Riva con 21 gol. Ai Mondiali messicani del 1970, l’allora Ct azzurro, Ferruccio Valcareggi, convocò ben 6 calciatori di quella squadra: Albertosi, Domenghini, Gori, Riva, Niccolai e Cera. Nel 1972 il “filosofo” lasciò Cagliari e, dopo un anno sabatico, decise di accettare la panchina della Roma.

Il Nottingham Forest di Brian Clough

Da un punto di vista geografico e di risultati, l’impresa del Nottingham Forest è quella che assomiglia di più al Leicester di Ranieri. L’allenatore fu Brian Clough, uno dei manager che ha vinto più coppe nazionali che scudetti in Inghilterra. L’unico campionato vinto risale al 1978, dopo aver ottenuto un anno prima la promozione dalla Championship (serie B inglese) alla Premier League.

Il Nottingham concluse il campionato con sette punti di vantaggio sul Liverpool e con la difesa meno perforata del torneo. I Garibaldi Reds (soprannome della squadra poiché le tute di allora erano ispirate alle camicie rosse guidate da Giuseppe Garibaldi nel 1843) puntavano molto sul gioco palla a terra e sulla spinta dei giocatori di fascia. In quel roster andarono a segno con una certa regolarità molti calciatori.

Da allora, il Forest non riuscì più a portare a casa un campionato anche se, nelle successive due stagioni, portò a casa due Champions League, battendo in finale prima il Malmöe e poi l’Amburgo; inoltre nel 1979 fu il primo club ad acquistare per un milione di sterline un giocatore, ovvero l’attaccante Trevor Francis. Clough restò alla guida della squadra per 18 anni, dal 1975 al 1993.

Il Verona di Osvaldo Bagnoli

I gialloblù erano saliti nella massima serie da appena tre anni. Reduci da un quarto e un sesto posto in graduatoria, nel campionato 1984-1985, i veronesi, allenati da Osvaldo Bagnoli, si aggiudicarono a sorpresa lo scudetto. Il progetto era quello di puntare sui giovani. I rinforzi principali furono il tedesco Briegel e il danese Larsen. La squadra veneta concluse la stagione con 43 punti, 4 in più del Torino guidato da Gigi Radice (che qualche anno dopo sarebbe diventato allenatore del Cagliari) e 5 sull’Inter di Ilario Castagner.

Tra i calciatori più rappresentativi dell’Hellas di allora, ci furono il portiere Garella, l’attaccante Galderisi, il capitano Cirella e Antonio Di Gennaro (ora noto commentatore tecnico per Mediaset), il quale fu poi convocato in nazionale per i Mondiali del 1986.

Il segreto di Bagnoli che fece le fortune degli scaligeri stava nella diga presente a metà campo formata da Volpati, Tricella e Di Gennaro, senza la presenza di un vero regista nell’impostazione della manovra; nella mobilità degli attaccanti Galderisi ed Elkjaer e nelle avanzate di Fanna e Marangon. Bagnoli, oltre allo scudetto, portò i gialloblù a conquistare due finali di Coppa Italia, due quarti posti, un sesto posto e a partecipare tre volte alle competizioni europee.

Rimase 9 anni sulla panchina dell’Hellas, stabilendo il record di presenze alla guida della squadra veronese nella sua storia.

Il Kaiserslautern di Otto Rehhagel

Per la cittadina della Renania-Palatinato, il 1998 fu un anno sportivo di portanza storica, sia per la società che per la Bundesliga (il massimo campionato tedesco). Infatti il Kaiserslautern fu la prima squadra tedesca a vincere un meisterschale (il trofeo che viene assegnato a chi vince la Bundesliga) da neo promossa. L’allenatore di allora fu Otto Rehhagel.

La grande cavalcata iniziò nel 1996, quando lo stesso Rehhagel fu ingaggiato dopo la retrocessione della squadra in 2. Bundesliga. Al primo tentativo, il tecnico tedesco riportò in massima divisione il Kaiserslautern e l’anno dopo vinse a sorpresa il titolo con due punti di vantaggio sul Bayern Monaco, campione in carica.

Da allora la squadra non vinse più un campionato. Tra i giocatori più significativi di quel Kaiserslautern, vi furono un allora giovanissimo Michael Ballack (nel giro di qualche anno divenne uno dei centrocampisti tedeschi più forti dell’ultimo ventennio), il centrocampista svizzero Ciriaco Sforza e il terzino Andreas Brehme (entrambi ex Inter). Il capocannoniere della squadra fu Olaf Marschall, che terminò la carriera nel 2002 proprio al Kaiserslautern. Il 1°ottobre del 2000, Rehhagel lasciò la guida della squadra. Il 9 agosto del 2001, diventò Ct della Grecia e, nel giro di tre anni, la portò sul tetto d’Europa, battendo clamorosamente in finale il Portogallo.

Il Valencia di Rafa Benitez

Nel 2001 il Valencia chiamò come allenatore Rafa Benitez. Lo spagnolo riuscì immediatamente ad imprimere la sua impronta nella sua esperienza in panchina. Il segreto fu il 4-2-3-1, che divenne nel corso degli anni il suo marchio di fabbrica. Al primo anno di gestione Benitez, la squadra spagnola vinse la Liga dopo 31 anni. Un anno dopo, però, la difesa del titolo appena conquistato non andò a buon fine e i valenciani finirono il campionato al quinto posto, in zona Uefa. Nel 2003, però, il Valencia fece riconquistò la Liga e portò a casa anche la Coppa Uefa (oggi conosciuta con il nome di Europa League), battendo in finale 2-0 l’Olympique Marsiglia.

In quell’anno Benitez, artefice della cavalcata valenciana, rifiutò il prolungamento del contratto offerto dalla società (la decisione fu presa in seguito ad alcune incomprensioni tra lo stesso Benitez e la proprietà del club in merito ad alcune operazioni di calciomercato). Benitez lasciò Valencia e si trasferì al Liverpool. 

Il Leicester di Claudio Ranieri

"Il senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio o dal budget” – diceva il grande Johan Cruijff. Attraverso questa frase, si ripercorre quella che è stata la grande cavalcata del Leicester negli ultimi due anni. Nel 2014 le Foxes conquistarono la Championship e tornarono in Premier League a distanza di dieci anni dall’ultima volta. L’inizio di stagione in Premiership fu positivo.

Un brusco calo di rendimento, però, fece scivolare il Leicester all’ultimo posto in classifica a sette punti dalla salvezza, che poi arrivò clamorosamente a due giornate dalla fine con Nigel Pearson in panchina. Nel luglio del 2015, la società chiamò alla guida della squadra Claudio Ranieri. Il tecnico romano, fin da subito, riuscì ad instaurare un rapporto di grande spessore umano con i suoi giocatori e molti di loro ne trarranno beneficio.

Con la gestione Ranieri, tre furono gli innesti sul mercato: Fuchs e Huth in difesa, Kantè a centrocampo e Okazaki in avanti. Fin dalle prime giornate, le Foxes si stabiliscono nelle primissime posizioni della classifica. Tra i giocatori più in voga spiccarono l’attaccante Jamie Vardy e il fantasista Riyad Mahrez. La punta inglese, in particolare, riuscì a segnare 11 gol nelle prime 13 partite, battendo il record appartenente a Ruud Van Nistelrooij. L’algerino invece fu l’unico giocatore della Premier ad essere in doppia cifra tra gol e assist (rispettivamente 17 reti e 10 passaggi). Alla 17^giornata il Leicester sconfisse l’Everton in trasferta e si portò al primo posto in classifica. Il 2 maggio 2016, la squadra delle Midlands Orientali si laurea per la prima volta campione d’Inghilterra.
 

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