Un Cagliari così bello era da tempo che non si vedeva. Forse dall’ultima partita del girone d’andata, contro la Pro Vercelli, in un Sant’Elia “natalizio” che faceva registrare il tutto esaurito.
La vittoria di sabato contro il Brescia, che rappresenta la miglior prestazione stagionale, è soprattutto la vittoria di Massimo Rastelli. O meglio, la rivincita di un allenatore che è stato messo troppe volte in discussione.
Perché diciamoci la verità, si è scritto e si è detto di tutto.
È vero che il Cagliari poteva fare di più in questo girone di ritorno, come è vero che nove sconfitte, per una squadra che punta a vincere il campionato, sono troppe.
Ma quando un tecnico sta raggiungendo il primo step di quello che è l’obbiettivo stagionale poco gli si può rimproverare.
In un campionato come quello della serie B, come ha detto anche lo stesso Rastelli in più circostanze, conta solo il risultato. Risultati che alla fine, a parte l’ultimo periodo, ci sono sempre stati. E allora quale miglior occasione per Rastelli, come il post-partita di sabato, per togliersi alcuni fastidiosi sassolini dalla scarpa?
“Il calcio è bello perché c’è la possibilità di dimostrare che quello che si è detto ieri vale poco. Non eravamo gli scemi del villaggio, ma sempre il Cagliari. Ci dovevamo solo ritrovare”, ha dichiarato il tecnico rossoblù.
Un messaggio forte e chiaro di un allenatore che ci ha sempre messo la faccia e che ha dimostrato, nell’arco dell’anno, di saper gestire dei giocatori, comprese le riserve, che potrebbero essere titolari in tutte le squadre di B, e qualcuna di A.
Una cosa scontata per alcuni, ma che scontata non lo è per niente.
Dopo la sconfitta di Ascoli, Rastelli doveva ridare prima di tutto serenità e fiducia ad un gruppo che, nonostante gli ultimi risultati negativi, non è mai stato spaccato. Contro il Brescia, la squadra è apparsa più sicura, più cattiva dal punto di vista agonistico, e soprattutto, più affiatata. A dimostrazione del fatto che nel calcio, prima di tutto, conta l’aspetto mentale.
Il merito di questa storica vittoria (storica perché il Cagliari non vinceva 6-0, in serie B, dal lontano 1953) va soprattutto a Rastelli. La corsa di Capuano verso la panchina dopo aver siglato il primo gol, l’abbraccio tra l’allenatore e Filucchi, l’assist di Giannetti per mandare a rete Sau, i festeggiamenti dei giocatori a fine gara, con Dessena portato in trionfo, sono tutti segnali inequivocabili che il gruppo è sempre stato unito. Una squadra disunita non vince 6-0. Semmai rema contro l’allenatore.
Invece i giocatori hanno dimostrato, con la grande prestazione di sabato, che sono tutti con il tecnico.
Ora in città si respira un’aria di festa. Ora c’è la consapevolezza che manca davvero poco alla serie A.