Come quando giocando da bambini col pallone la si faceva grossa, quando la palla volava e andava a frantumare il vetro della finestra della casa a fianco. Quello che andava a parlare coi proprietari era sempre il ragazzino più grande, che aveva meno paura, che poteva dire di averne spaccate altre quattro o cinque e di aver sempre rimediato.
Così ha fatto Colombo, 40 anni da portiere, leader carismatico di una squadra in crisi. Lui, il più “anziano” della compagnia, si è presentato senza paura davanti alle telecamere e ci ha messo la faccia, parlando con la tranquillità del veterano che ne ha vissute, eccome se ne ha vissute.
Ed è questo il ruolo che sino ad ora ha avuto Colombo, che ha fatto da chioccia a Cragno sinché era a Cagliari, poi si è messo a disposizione di uno spogliatoio con tanti giovani ed in cui una figura come la sua non poteva che far bene. È la vita del terzo portiere, che sa che difficilmente giocherà, ma sa che il suo apporto può spesso risultare fondamentale. Non a livello di prestazioni, ma a livello di ciò che si può dare ai compagni nei momenti difficili, una pacca, un cinque, tutto ciò che può farti sentire più forte, specie se a darteli è un ragazzotto di 40 anni.