“Scoppiettante”: questo era l’appellativo del reparto offensivo cagliaritano fino a qualche settimana fa, con ben 52 reti segnate.
Nelle ultime 4 giornate, invece, il trend è completamente mutato, con i rossoblù, dopo il faticoso successo ai danni del Pescara, capaci di trovare la via del gol in sole due occasioni, entrambe nella gara pareggiata in quel di Trapani, portando così a quota 54 il bilancio delle segnature.
Appena un punticino racimolato, con 3 sconfitte (di cui due casalinghe) e un pareggio, ha fatto passare il Cagliari da un andamento da prima della classe a uno proprio di una squadra in lotta per non retrocedere.
Ciò che preoccupa è il gioco della compagine sarda, che latita, eccome se latita: se prima però lo zampino dei singoli risolveva anche le partite più complicate, ora, essendo pure quello assente (o sventato, come contro il Perugia, da prodigiosi interventi del portiere avversario), non si riesce a trovare la via del gol con facilità.
Anche se Rastelli predilige la concretezza alla spettacolarità, la sua squadra non solo non riesce ad imbastire trame di gioco efficaci, affidandosi al caso, ma non concretizza in fase realizzativa ed è spesso vittima di amnesie nella retroguardia, come fuorigioco errati, che costano gol incassati da Storari, anch’egli non impeccabile.
Fattori che, sommati, offrono un Cagliari troppo brutto per essere vero, e chiamato al più presto a invertire la rotta, ritrovando i giusti interpreti, come Ceppitelli e Di Gennaro (la cui assenza è pesata come un macigno), e provando ad imbastire una manovra più fluida e produttiva sotto porta. Solo così il ritmo da Serie A potrà essere ripreso.