Al giorno d’oggi, nel mondo del pallone, l’attaccante viene considerato soprattutto per le reti segnate. In realtà, chi guida il reparto avanzato spende molte energie, sia fisiche che mentali, pressa e difende, quando gli avversari impostano la manovra, esaltando così la coralità della squadra.
Tutte queste caratteristiche rendono questo ruolo completo e indispensabile al tempo stesso. In questo senso, il Cagliari, dopo la retrocessione nella serie cadetta, ha voluto puntare fortemente su un attaccante che fosse dotato fisicamente e che desse un contributo significativo in termini di gol. La scelta del presidente Giulini e del direttore sportivo Capozucca è ricaduta su Alberto Cerri, centravanti possente di 1,93, classe 1996 e proveniente dalla Juventus.
Arrivato in Sardegna tra l’entusiasmo generale della tifoseria, l’attaccante ha dato il massimo per raggiungere uno stato di forma ottimale (è stato fermo a lungo per un infortunio ai tempi del Lanciano) e nel trovare il gol che non voleva arrivare.
Le difficoltà non hanno però mai abbattuto l’attaccante emiliano. Due reti realizzate (contro Lanciano e Avellino), assist devicisivi (vedi Salerno e Trapani) Cerri è stato un guerriero generoso e umile. Quando chiamato in causa, ha sempre lottato con grande forza, intensità e temperamento contro qualunque avversario, dimostrando grande attaccamento ai colori rossoblù.
Da qui in avanti, l’ariete emiliano può diventare, grazie alle sue capacità e alle sue prestazioni crescenti, un’arma letale da sfruttare a pieno ed essere quindi decisivo durante la vola finale veso la Serie A.