Massimo Rastelli è arrivato in Sardegna con un unico obiettivo: riportare il Cagliari in A dopo una sola stagione, ovviamente senza passare per i play-off.
Dopo 8 partite la classifica vede la compagine rossoblù occupare il secondo posto con una media di due punti per gara; tale ruolino garantirebbe una vittoria del campionato pressoché scontata, eppure l’impronta tattica del tecnico di Torre del Greco ancora fatica a vedersi. Infatti l’ex allenatore dell’Avellino è sembrato troppo spesso per necessità o diretta volontà, impegnato a cambiare interpreti o modulo di gioco.
La rosa allestita in estate dalla dirigenza isolana è oggettivamente la migliore della cadetteria, ma ancora necessita di tempo e lavoro ulteriore per trovare la giusta amalgama e di conseguenza poter padroneggiare un modulo e delle trame di gioco ben definite.
Fino ad ora, invece il Cagliari sembra aver goduto e beneficiato delle doti portate alla causa da numerosi giocatori che non sfigurerebbero nella categoria superiore, nonostante abbia avuto in difetto una giusta dose di cattiveria e fame, imprescindibili nei vari campi di “provincia” della B.
Tale consapevolezza deve maturare grazie al lavoro quotidiano non solo sul lato fisico e tattico, ma soprattutto su quello psicologico che Rastelli ancora evidentemente fatica a trasmettere ai propri ragazzi.
Nessuna preoccupazione e nessun campanello d’allarme in casa rossoblù, ma è evidente la necessità di invertire la rotta quanto prima, potendo contare sull’apporto di un tecnico che nella scorsa stagione ha sfiorato la A con una rosa che non può essere minimamente paragonata a quella di cui dispone attualmente.
Rastelli è arrivato in Sardegna per essere un valore aggiunto; è arrivato il momento di dimostrare tutto il suo indiscusso valore attraverso gioco e buone prestazioni.