Nel calcio moderno è pressoché impossibile vedere schierata la stessa formazione per due gare consecutive. Tralasciando squalifiche e infortuni del caso, anche se l’intera rosa risulta completamente a disposizione non mancano esperimenti e varianti tecnico tattiche, che spesso e volentieri non producono i dividendi sperati.
Rastelli ha mostrato anche in quel di Pescara, di avere coraggio nell’attuare una diversa idea di gioco, modificando l’undici indiziato di essere quello titolare. Se la difesa vede una consueta alternanza tra Salamon e Krajnc e quella relativa alla fascia mancina, in attacco la certezza rappresentata dall’abbinamento tra prima e seconda punta è stata messa da parte in favore di un attacco pesante composto da Melchiorri e Cerri.
Rastelli ha optato per tale opzione pur avendo a disposizione Sau e Farias, due che negli spazi lasciati dai padroni di casa avrebbero espresso tutto il loro potenziale. Con i se e con i ma non si fa la storia, ma il presente parla di un Cerri volenteroso che ha interpretato senza infamia e senza lode il compito affidatogli, con l’ibrido Melchiorri avulso tra il ruolo di punta moderna che svaria su tutto il fronte d’attacco e quella di punta centrale, entrambi incapaci di produrre occasioni degne di nota.
Ad onor del vero il gioco prodotto dal resto della squadra non ha permesso di valorizzare le caratteristiche delle due punte, infatti per tutta la durata della contesa pressoché inesistenti son stati gli inviti atti a sfruttare le abilità aeree del duo d’attacco.
Due terzini che raramente hanno superato la metà campo, più impegnati a difendere che provare ad arrivare sul fondo e produrre cross invitanti, mentre raramente si è potuto assistere ad un gioco di sponda per gli inserimenti dei centrocampisti.
Una partita storta che non può certo bocciare definitivamente una variante che inevitabilmente tornerà utile nel corso del campionato.
Tuttavia il tempo degli esperimenti sembra essere quantomeno rimandato, in favore di una squadra che necessità di trovare un’identità definitiva in favore di un gioco che ancora latita.