Oggi si potrebbe fare un gioco: trova l'alibi. Volendo ci si potrebbe sedere ad un tavolo, prendere carta e penna, e buttar giù tutte le possibili motivazioni per cui il Cagliari ieri non ha vinto. Ed ecco che spunterebbe fuori una partita giocata in buona parte in inferiorità numerica, un arbitro insufficiente, i numerosi infortunati, lo stadio rovente che ha riservato un'accoglienza terribile ai quattro ex, il clima non ideale, il seggiolino del posto 125 della tribuna centrale montato male, la lampadina del lampione dei parcheggi dello stadio col voltaggio sbagliato e così via.
Insomma, il senso è che sembra quasi che ad ogni passo falso si cerchi l'alibi, più che averlo. Perché la grande squadra, quella che dovrebbe e dovrà essere il Cagliari, deve mostrarsi superiore alle avversità, dev'essere più forte delle difficoltà e vincere contro tutto, prima che contro tutti. Anche perché vincere ogni partita è pressoché impossibile, e lo è anche non perderne manco una. Non c'era riuscita la Juve del 2007 imbottita di campioni del mondo e nemmeno il Palermo di Dybala e compagnia cantante. Al massimo si potrebbe discutere sul modo di perdere. Ci sta uscire sconfitti quando l'avversario disputa una gran partita e si mostra superiore, e ci sta anche perdere se la sorte non collabora e le occasioni da gol sfornate non si trasformano in gol.
Ci sta pure farsi espellere, se quel fallo è un sacrificio in nome del bene della squadra. Farsi buttar fuori per una protesta così plateale non è concepibile, per giunta arrivata in seguito ad un'ammonizione (anche se inesistente) per un fallo a metà campo, che poco avrebbe inciso nell'andamento della partita. Ancor più sorprendente perché arrivata da un giocatore dell'esperienza di Di Gennaro: l'unica spiegazione plausibile è che il regista rossoblù, essendo stato praticamente perfetto da inizio campionato e non riuscendo a sbagliare in campo, abbia trovato l'unico modo per far capire che anche lui è umano.
Si potrebbe dire tanto sull'arbitraggio e tanto si dirà, ma commentare con vis polemica la direzione di Maresca potrebbe voler dire percorrere una galleria senza uscita: gli arbitri sbagliano così come i giocatori. Il discorso potrebbe casomai essere più generale: non vorrei che i due rigori fischiati al Cagliari contro l'Entella abbiano creato una sudditanza psicologica al contrario, con l'arbitro di turno che vuol dimostrare di avere gli attributi di non concedere favori alla Regina.
Una regina sulla carta ma, nonostante la sconfitta, anche per quanto riguarda la classifica. Il Livorno è inciampato di nuovo, il Cesena e il Crotone hanno agganciato i rossoblù che, comunque, restano in cima per un'altra settimana. E per un'altra giornata. Ne mancano 38, come i turni della Serie A. La massima categoria manca davvero tantissimo, ancor di più quando si perde. Lo diceva pure Dante: "nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria".