A che serve raccontare un giocatore quando possono parlare i numeri? Vi spiego perciò Di Natale così: 661 presenze in carriera, 296 gol. Duecentonovantasei. Duecentonovantasei.
Vincitore per due volte (consecutive) della classifica marcatori della Serie A, sesto realizzatore di sempre della massima categoria nazionale (in cui ha segnato 207 gol).
Totò ha scelto di fare del gol uno stile di vita e della bandiera dell'Udinese una fede, rifiutando persino nell'agosto del 2010 il passaggio alla Juventus, dove avrebbe guadagnato e vinto decisamente di più. L'ha fatto perché a Udine è molto più di un giocatore e molto più di un capitano: è un idolo, un icona, una leggenda. Di quelle che gli abitanti friulani racconteranno ai nipotini.
Quest'anno Di Natale ha trovato la via della rete con la solita regolarità, a dispetto delle sue 37 primavere e mezzo. L'ha buttata dentro quattordici volte, più altri quattro gol arrivati in Coppa Italia. Il suo utilizzo contro il Cagliari non è per nulla certo, anzi. Totò si sta allenando in differenziato da qualche giorno e non è sicura nemmeno la sua convocazione.
Ma quando si parla di Udinese non si può non parlare di lui, non si può indicare che lui come stella. E siamo certi che, se dovesse esserci, se dovesse giocare anche solo pochi minuti, sarà sempre lui la minaccia numero uno.