Se allo Juventus Stadium avesse centrato la porta, al 90’, con un tiro a giro sicuramente più semplice di quello con il quale Del Piero firmò il raddoppio nella semifinale dei Mondiali 2006 contro la Germania, avremmo potuto conquistare una vittoria prestigiosa. E magari a Palermo l’Atalanta avrebbe avuto quasi “paura” di vincere. Ma Marco Sau ha calciato alto, troppo alto, disperandosi poi con la maglia sul capo. Sapeva, in cuor suo, di aver fallito una gigantesca occasione per poter continuare a credere nel miracolo salvezza.
Il bomber di Tonara, che quest’anno non ha però proprio i numeri del grande attaccante, dal post infortunio non è stato più lo stesso. Prima di quella maledetta gara col Genoa fungeva da terminale offensivo perfetto del gioco di Zeman. Erano arrivate appena 4 reti, ma tante occasioni create in favore dei compagni.
Le terapie non proprio indovinate, recuperi forzati e scontate ricadute hanno accresciuto le incertezze del buon Marco, divenuto timoroso nei contrasti di gioco e poco lucido in fase realizzativa. A Parma in Coppa Italia aveva timbrato il cartellino a pochi minuti dal suo ingresso in campo, e in tanti, mister in primis, confidavano nel ragazzo. Il declino tuttavia è proseguito.
Per lui in campionato finora 25 presenze, 19 da titolare, e appena 5 reti segnate. L’ultima contro la Lazio, frutto di una deviazione che ha messo fuori causa Marchetti.
Che la prossima stagione tra i cadetti possa rappresentare la grande chance per essere nuovamente protagonista? Marco Sau, e insieme a lui dirigenza e tifosi, se lo augurano.
Per un sardo, amante dei colori rossoblù, un fallimento deve essere succeduto da un pronto riscatto. Lui lo sa, e siamo sicuri non ci deluderà, caricandosi sulle spalle la responsabilità dell’intero attacco del Cagliari.