Fermo restando che con i se e con i ma non si fa nulla e da nessuna parte si arriva, c’è quanto meno da evidenziare quanto le cose semplici pare non trovino dimora a Cagliari e non piacciano all’ambiente rossoblù.
Prendi un gruppo di giocatori, falli sentire importanti e motivali al punto giusto lasciandogli testa e gambe leggere. Ricordati che dal 2008 si gioca con il 4-3-1-2, non dimenticare che in squadra c’è chi ha fatto il suo tempo. Guardati in casa: hai un allenatore già molto stimato che risponde al nome di Gianluca Festa, dai a lui la panchina e fidati di chi ha il sangue rossoblù che scorre forte nelle vene.
Fallo, perché il calcio è semplicità, immediatezza, una scintilla, un momento.
Al Cagliari identitario si è preferito l’azzardo: Zeman prima, poi Zola e per poco non ci scappavano Montero e Zenga fino a ritornare a Zeman in una sorta di inutile gioco dell’oca dove invece di andare avanti passi sempre nuovamente dal via.
Al Cagliari non piacciono le cose semplici e alla semplicità si è preferito l’azzardo: l’inutile gioco dell’oca – purtroppo – rischia seriamente di costare la retrocessione.
Il conto da pagare è davvero salato.