Il Cagliari sprofonda in Serie B. Dopo la sconfitta di Verona contro il Chievo, la strada è segnata: sarà retrocessione. Dal 2004 i rossoblù hanno vissuto nel bene e nel male, tra alti e bassi, nell’universo del calcio dorato, nella massima serie. Sempre e comunque i calciatori del Cagliari hanno onorato la maglia.
Può sembrare un discorso retorico: “onorare la maglia”. Per quasi tutti i tifosi del Cagliari però non è così. La maglia viene prima di tutto. Onorarla e amarla mettendo in campo il massimo impegno, vendendo cara la pelle per i colori rossoblù. È questo in fin dei conti ciò che il popolo rossoblù ha sempre chiesto a chi ha avuto la fortuna e il privilegio di indossare la casacca che fu di Riva e dei campioni dello scudetto.
Una maglia che rappresenta un simbolo. Un simbolo di identità, perché il Cagliari rappresenta un’isola, un popolo, una nazione.
Il Cagliari è molto più di un club.
È la squadra simbolo della Sardegna sportiva ma non solo. Quella maglia e i suoi colori sono motivo di vanto per coloro che vivono sull’isola, ancor più per tutti i fratelli sparsi in giro per il mondo.
Identità, appunto.
Si può retrocedere, sul campo può accadere. È una tragedia sportiva, ma c’è modo e modo di salutare il palcoscenico della Serie A. Ciò a cui stiamo assistendo non è certamente il modo più degno. Insopportabile la leggerezza con cui sul campo anche ieri in troppi hanno vestito la gloriosa casacca quasi con leggerezza, distacco, senza senso di appartenenza.
E non solo giovani ed inesperti calciatori, ma i simboli di questo Cagliari, i sardi in primis.
Una maglia pesante, quella del Cagliari. Che va onorata partendo dal presupposto che chi la indossa deve sentirne tutto il peso: il peso di un popolo intero, di una nazione, di qualcosa di speciale, indescrivibile.