Ci sono due tipi di persone: una categoria è quella di coloro i quali lottano sempre e comunque, sino alla fine. Sono quelli che non si arrendono mai, che anche quando saranno spacciati saranno sempre lì a combattere. Poi c'è un'altra categoria, ed è quella dei perdenti.
Perché quando cadi durante una gara hai due scelte: o esci dalla pista e ti dai per vinto, tanto ormai è finita, oppure ti rialzi, guardi avanti, vedi il rettilineo finale e riprendi a correre, sino all'ultimo centimetro.
Ieri il Cagliari ha dimostrato di esser disposto a dare battaglia ancora, nonostante tutto. Il cambio in panchina ha portato nuova verve ai rossoblù, che sono scesi in campo con una grinta ed una determinazione che i tifosi sardi non vedevano da tanto, troppo tempo. Con meno peso sulle spalle, i sardi hanno giocato con spensieratezza, disputando una grandissima gara ed espugnando il Franchi, impresa che mancava da più di 40 anni. Erano i tempi di Gigi Riva, il Cagliari era bello e vincente.
Festa non ha rivoluzionato la formazione, ha puntato su un undici ben collaudato. Durante tutto l'anno aveva tenuto banco il dibattito riguardante la scelta che, ogni settimana, il mister di turno avrebbe dovuto compiere: Crisetig o Conti? Nel dubbio Festa li ha fatti fuori entrambi, affidando la linea mediana al trio inedito Ekdal-Dessena-Joao Pedro. L'idea si è rivelata azzeccata, perché la squadra ha girato alla grande e tutto è andato per il verso giusto. E quando la regia funziona, il film non può che ricevere applausi. Sulla fascia sinistra era presente il miglior attore protagonista, Diego Farias da Silva, che in pieno recupero ha preso la palla al limite della sua area e l'ha depositata nella porta avversaria con un gol che voi umani non potreste nemmeno immaginare. Là dietro poi c'era un muro di 192 centimetri chiamato Modibo Diakitè: monumentale, con anticipi, chiusure e salvataggi spettacolari.
Tante risposte le ha fornite anche Cop, con la sua prima doppietta in Italia. In realtà l'attaccante croato ha anche commesso diversi errori grossolani, ma è un giocatore con qualità importanti, con eccezionali tempi di inserimento che lo rendono una costante spina nel fianco per la difesa avversaria. Peccato averlo visto a buoni livelli così raramente.
La vittoria del Cagliari è arrivata soprattutto grazie all'aver saputo soffrire. Quando è andata in vantaggio ha tenuto coi denti, ha raddoppiato, ha subito il gol di Gilardino (ahi ahi il destino!) e l'assalto della viola. Si è aggrappato a questo risultato con la forza della disperazione, con la volontà di non sciupare l'impresa che pian piano prendeva forma. E sul più bello ha punito i viola con una giocata da campione di Farias.
Ora, questo risultato forse non cambia molto, forse il Cagliari è comunque condannato. Ma tanto vale, arrivati sin qui, alzare la testa e provare a correre sino al traguardo, in un anno di rimpianti e sofferenze. Era il 1923 quando Luc de Clapiers de Vauvenargues disse:"Chi sa soffrire tutto può osare tutto". E allora osiamo, perché così il #mirAcolo è ancora possibile.