Zeman tra l'incudine e il martello

Un interrogativo da sottoporre: a ciascuno la migliore risposta

Marco Zucca
14/04/2015
Approfondimenti
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Sei il filosofo del 4-3-3, un integralista con a A maiuscola, non cambieresti il tuo credo per nessuna ragione al mondo. Poi, in occasione di Cagliari-Juventus, schieri un 4-4-2 con ben sei difensori in campo. Qualcosa non quadra, i tuoi “discepoli” che ti seguono sin dai tempi del Foggia dei miracoli non ti riconoscono più. Ma forse già sai che dovrai lasciare quella terra alla quale avresti voluto regalare, senza riuscirci, tante soddisfazioni, e fai un piccolo dispetto a chi non ti ha concesso l’opportunità di proseguire un progetto, per la cui attuazione sarebbero serviti diversi mesi.

Il giorno Zeman ha salutato la Sardegna, per farvi ritorno tre mesi più tardi con una squadra in preda alla confusione più totale. Non che ora le cose siano cambiate, anzi.
Partiamo dall’origine: il boemo, acclamato dai tifosi che in estate sognavano una grande stagione, nonostante un precampionato tutt’altro che esaltante nelle prime giornate faceva giocare la squadra in maniera spettacolare. Perfette triangolazioni, sviluppo rapido dell’azione. Peccato solo (e diciamo niente) che i gol non arrivassero con continuità.

Quanti punti persi per strada, specie tra le mura amiche. Le straordinarie e schiaccianti vittorie contro Inter ed Empoli facevano presagire un nuovo inizio. Tutto inutile, l’infortunio dell’unico goleador Sau (il quale non si sarebbe più ripreso completamente) scombussolava i piani tattici e non garantiva più un adeguato numero di realizzazioni.
Il periodo nero pareva essere risolto dall’avvento di Zola: successi casalinghi contro Cesena e Sassuolo, intervallati dal pareggio di Udine, entusiasmo dei tifosi. Poi, il buio, di nuovo, inesorabile ed inspiegabile.

1 punto in 6 partite, Magic Box ai titoli di coda. Ritornava Zeman e… il copione era lo stesso. Ma se contro l’Empoli Vecino non avesse pareggiato all’ultimo secondo, probabilmente quel copione sarebbe cambiato. Tuttavia, con i se e con i ma non si va da nessuna parte.

Quante esclusioni illustri nel corso della stagione. La più eclatante? Conti, senza dubbio. Eppure, numeri alla mano, Crisetig pareva essere il più adatto al gioco veloce previsto dal tecnico di Praga. Ma, giunti in un momento delicato, l’esperienza e il carisma del capitano –insieme agli altri “senatori” Cossu e Pisano - sarebbero potuti essere determinanti per risollevare una squadra allo sbando. Contro il Napoli Conti ci sarà, ma sarà (forse) troppo tardi.

Zeman, il silente ma tanto chiacchierato allenatore, si trova costantemente tra l’incudine e il martello. C’è chi lo insulta, chi lo invita ad andare in pensione, chi ancora lo venera, chi crede in lui. La domanda, dunque, sorge spontanea: Il boemo, alla luce dei risultati poco felici ottenuti finora a Cagliari, può ancora insegnare il suo calcio in quest’epoca?

A tutti voi la migliore risposta.

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