Non c’è più spazio per recriminare. Non c’è più spazio per parlare di un Cagliari travolgente nel primo tempo ma incapace di rendere rotondo il risultato e mettere in cassaforte il risultato. Non c’è più spazio per le recriminazioni, per guardarsi indietro, per pensare a ciò che sarebbe dovuto essere e che invece non è stato.
Non c’è spazio per pensare a quanto tempo si è perso, e non è ora di urlare contro la sfortuna, aggrapparsi ai pali, peggio ancora andare avanti con i se e con i ma.
Il baratro è ad un passo, inutile girarci intorno.
Il campionato prosegue, sì, ma solo per coloro che ancora ci credono, così in campo così tra il pubblico.
Servono teste libere e gambe leggere, non c’è più nulla da perdere: mancano undici partite, undici finali, dentro o fuori, senza guardare in casa altrui.
33 i punti a disposizione: chi ci crede salga sulla nave che affonda, si stringa al suo comandante e cerchi di portarla in salvo. Chi non ci crede si faccia da parte, subito per cortesia.
Perché i pesi di troppo appesantiscono la navigazione, la rendono ancora più complessa, sempre più lenta, spingono lo scafo verso il fondo.
Zavorre inutili che non servono a questo Cagliari: quelle sì, vengano immediatamente buttate a mare.
Restano ancora da giocare undici partite, undici finali.
Undici, un numero che qui conta, conta tantissimo.
In bocca al lupo Cagliari!