La carta d’identità mente

A discapito dell’età il ghanese è una presenza fissa nell’undici titolare

Marco Castoni
16/02/2015
Approfondimenti
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Il Cagliari ha dei punti fermi, pochi ma li ha. Brkic in porta, Rossettini in difesa, Ekdal e Donsah nella mediana. Un diciottenne tra le certezze, suona strano in tempi dove si ricorre ai senatori quasi fossero la panacea di tutti i mali, ma il Cagliari è una squadra in tema con il carnevale, bizzarra, caratterizzata da pregi, molteplici interrogativi e contraddizioni. Della linea verde affidata al “Maestro” ad inizio stagione, il ghanese, appena diciottenne, è l’unico sopravvissuto; troppe le scelte rinnegate, cosi come il progetto mai sbocciato.

Dopo un inizio difficile tra panchina e tribuna, Donsah ha trovato e si è meritato un impiego costante, condito da prestazioni inattese per un debuttante nella massima serie. Corsa, grinta, gestione della palla, inserimenti in zona goal valsi due marcature, sono le caratteristiche nel bagaglio dell’ex Verona, che Zola sta sfruttando al meglio per l’economia della squadra e della classifica rossoblù.

Purtroppo raramente il suo impegno è supportato dal resto dei compagni: a Torino lui ed Ekdal hanno mostrato palesemente di avere un'altra condizione, dovendo spesso e volentieri rallentare per poter coinvolgere il resto della squadra.

Un top player improvviso, capace di mascherare difficoltà di compagni ben più navigati e celebrati, bravo a trovare goal pesanti in sfide importanti, che nel deserto dell’attacco sono oasi di salvezza.

La carta d’identità recita diciotto primavere, ma sul campo ne dimostra parecchi di più.

Mantenere la categoria è un dovere per tanti motivi, ma anche e non ultimo per poter sperare che interpreti validi e di sicuro affidamento come lui continuino a calcare e dar lustro al manto erboso del Sant’Elia.

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