Senza tregua: siamo sardi, d'altronde...

L'analisi del match contro il Torino

Luca Neri
16/02/2015
L'Editoriale
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È tutto più facile, per gente come noi. È quasi consuetudine. Perché noi siamo sardi, siamo nati lottando, è nel nostro DNA, ci siamo abituati da sempre. Abbiamo trasformato la fatica in abnegazione, il sudore in acqua della vittoria e le sofferenze in sorrisi. Qual è dunque il problema? Gli altri vanno nel panico all'idea di dover affilare gli artigli per non retrocedere, per noi è pressoché naturale.

Sappiamo che per arrivare a qualsiasi traguardo bisogna mostrare i denti e combattere. Il popolo sardo crede in questa salvezza, non può che essere così. Ora però devono crederci anche i giocatori del Cagliari. I segnali ci sono.

Innanzitutto, quattro possono bastare, caro Torino. I rossoblù non ne hanno proprio voluto sapere di far parte della striscia di vittorie consecutive granata e l'hanno interrotta bruscamente.

Gran parte del merito va a quell'uomo di centonovantasette centimetri che oggi, così, dal nulla, ha deciso di svestire i panni dell'umano vestendo quelli del fenomeno. Ed ecco che nel giorno dopo San Valentino celebriamo un nuovo amore, travagliato, non corrisposto.

È quello tra il pallone e la porta difesa da Brkic. La sfera si è buttata addosso ad essa in continuazione durante il match, venendo respinta in continuazione, senza sosta, dai guantoni del gigante serbo, ieri davvero illegale. 

L'altra nota lieta ha il nome di Godfred Donsah, 18 anni e non sentirli. Infatti il giovanissimo tuttocampista rossoblù sembra qualsiasi cosa fuorché un giovincello ed anche oggi ha sfoderato l'ennesima prestazione da veterano. Ovviamente la partita del Cagliari, seppur buona, non è stata esattamente la migliore che si potesse disputare. Se Brkic è stato costretto a mettersi l'aureola in testa qualche problemino in difesa ci sarà, ad esempio.

Ciò che forse dispiace di più è osservare la lenta ed inesorabile involuzione che sta vivendo quello che sembrava uno degli uomini copertina del Cagliari di quest'anno: Danilo Avelar. Il terzino sinistro brasiliano aveva trovato la sua dimora ideale nel paese di Zemanlandia: col boemo il verdeoro aveva piena licenza di spingere e non doveva preoccuparsi più di tanto della fase difensiva, non proprio la specialità della casa.

Con Zola sembra un altro giocatore, non in grado di incidere come ai tempi di Zeman, è spesso fuori dalla partita e commette diversi errori non da poco. In attacco Magic Box ha sperimentato Cop insieme a Sau, seppur quest'ultimo giocasse sulla trequarti, ma la novità non ha sortito gli effetti sperati. I due devono entrare in forma, perché il Cagliari ha bisogno come il pane dei loro gol. Positivo l'ingresso di M'Poku, e chissà che il belga non possa scendere in campo dal 1' con l'Inter.

Mentre tutto ciò accade, le dirette concorrenti volano e i sardi sono a tre punti dalla zona salvezza.

Una salvezza che si sta facendo sempre più complessa da raggiungere.

Bisognerà lottare, ma noi sappiamo già come si fa. Forse, senza farlo, non ci prenderemmo gusto.

Siamo sardi, d'altronde.

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