Guardatelo. La maglia numero 10 della Juve, che fu di Platini e Del Piero, quella cicatrice che ostenta con fierezza, ma soprattutto un talento sconfinato. Carlos Tevez, da un anno e mezzo dominatore della Serie A.
Se l’è presa con quell’irruenza che lo contraddistingue nelle giocate in campo, nel prendere palla e dribblare avversari come birilli, ma soprattutto nell’andare a recuperare la sfera in difesa, sacrificandosi e correndo come fosse un novellino, come se non avesse vinto una Champions League, una Libertadores, due Mondiali per club, tre Premier League, un campionato argentino ed uno brasiliano, due Community Shield, una Coppa di Inghilterra ed una di Lega e per finire lo scudetto in bianconero con Conte.
Attualmente è il capocannoniere del campionato, nove centri che stanno aiutando la Juventus ad essere la prima della classe. L’arduo compito di arginare quello che sembra essere l’attaccante più forte del campionato spetterà probabilmente a Rossettini, che per evitare guai dovrà riuscire a giocare in anticipo nel marcare l’Apache.
Una volta partito, potrebbe essere troppo tardi.
Di certo Tevez non si spaventa. Quando da bimbo hai visto cosa voglia dire esser nato a Fuerte Apache non hai più paura di nulla.