Non sia “maledetto” il figlio d’arte: nessun capro espiatorio, ma solo la verità

All’indomani della disfatta col Chievo molti hanno individuato in Benedetti il responsabile. Ma è davvero così?

Luca Neri
12/12/2014
Approfondimenti
Condividi su:

Simone Benedetti è la prova che nel calcio chi ben comincia è già a metà dell'opera. Spesso a fare la differenza non è tanto il rendimento, quanto l’impatto, l’impressione iniziale che si desta nei tifosi. Purtroppo per lui in negativo. Figlio d’arte -  il padre Silvano ha giocato per anni in Serie A – è stato scelto quest’anno dal nuovo Cagliari di Giulini come uno dei quattro difensori centrali da mettere a disposizione di Mister Zeman.

L’inizio è stato traumatico, con diverse prestazioni negative già nelle amichevoli precampionato. Il rendimento estivo al di sotto delle aspettative ha portato Benedetti ai margini della rosa di Zeman, tanto che a fine estate si parlava addirittura di una cessione immediata. Alla fine Simone è rimasto e, ogni qual volta è stato chiamato in causa, ha sempre disputato buone gare, a dimostrare un talento che possiede indubbiamente. Ciononostante il pubblico continua a storcere il naso quando viene impiegato, probabilmente memore delle apparizioni precampionato.

E tanti tifosi, all’indomani della disfatta col Chievo, non hanno tardato ad additarlo come capro espiatorio, la vittima sacrificale a cui attribuire le colpe di una sconfitta che era di tutti. Sia chiaro, Benedetti lunedì non ha disputato un partitone, anzi. Ma da qui a riconoscere lui come responsabile del k.o. rossoblù ne passa. Contro i gialloblù non ha funzionato tutta la squadra e, guardando le altre volte in cui lui è sceso in campo, si può dirgli di tutto meno che sia scarso. Contro il Chievo, del resto, anche il migliore dei violinisti avrebbe sbagliato spartito.

Leggi altre notizie su Blog Cagliari Calcio 1920
Condividi su: