È mercoledì, giorno di Top 10. Questa settimana abbiamo stilato la classifica dei 10 funamboli rossoblù, i dieci calciatori che concedevano di più alla platea, che emozionavano il pubblico con grandi giocate, che regalavano spettacolo.
10. Guglielmo Coppola: giocatore molto tecnico, ma entra di diritto in questa classifica per una giocata da antologia. Chiuso nei pressi della bandierina da due avversari, blocca la palla tra i due piedi, si butta a terra e fa una capriola all’indietro, facendo scomparire la sfera dalla vista dei difensori. Numero fantascientifico, che solo per pensarlo devi avere quella follia da funambolo. Perché sinché lo fai al campetto i tuoi amici si fanno due risate, quando lo fai in un campionato professionistico le cose sono due: o sei matto o sei Guglielmo Coppola.
9. David Suazo: la Pantera Nera, uno che regalava show con i suoi scatti fenomenali, seminava gli avversari con le sue progressioni fulminanti. Recordman del campionato italiano sui 100 metri, che percorreva in poco più di 10 secondi, numeri da sprinter vero.
8. Victor Ibarbo: l’emblema del giocoliere, uno di quei giocatori che ti sbaglia il gol a porta vuota e poi si inventa una giocata da capogiro. Gigante da 188 cm per 80 chili, nonostante la stazza offre al pubblico un repertorio di finte e numeri da calcio spettacolo, tra doppi passi, veroniche e colpi di tacco, ma anche con una velocità devastante. Pazzeschi i gol al Catania, saltando due uomini più il portiere sulla linea di fondo, e alla Juve, con una corsa fantastica partendo dalla difesa.
7. Nello Malizia: che ci fa un portiere nella classifica dei funamboli? Forse perché Nello Malizia era molto più che un semplice portiere, era un estremo difensore che non amava stare tra i pali, preferiva saltare avversari e uscire a metà campo. Se la Colombia ha avuto Higuita, l’Italia ha avuto lui.
6. Dario Silva: un altro di quei giocatori che amava ubriacare i difensori con numeri da circo, ma che poi si divorava gol sulla carta facilissimi. “Sa Pibinca” resta nel cuore dei tifosi perché onorava sempre e comunque la maglia, dannandosi e lasciando l’anima in campo.
5. Giovanni Roccotelli: chiamatela “incrociata”, quel gesto tecnico che fa impazzire la curva. La inventò lui, ala destra sgusciante, per poi diventare “rabona” quando fu riprodotta da Maradona e compagnia. Roccotelli, l’unico giocatore ad arrivare prima del Pibe de Oro. Almeno su qualcosa.
4.Fabian O’Neill: genio e sregolatezza, lui stesso dichiarò che l’unico doping che prendeva era il vino. Racconta anche di essersi presentato più di una volta sbronzo ad un allenamento. Poi arrivavano le partite. Poi c’erano i suoi dribbling. E l’ubriaco ubriacava i sobri.
3. Mario Brugnera: negli anni ’50 era particolarmente in voga un circo di nome “Zanfretta”. Negli anni ’70, specie a Cagliari, era celebre un centrocampista che con i piedi faceva tutto ciò che voleva, di nome Mario Brugnera. Un vero funambolo, in grado di numeri circensi, che portarono i tifosi rossoblù a dare a questo genio del calcio il nome di “Zanfretta”.
2. Claudio Olinto de Carvalho Nenè: vi dico scudetto del ‘70 e subito balza alla mente un uomo, una leggenda: Gigi Riva. Ma se il numero 11 segnava con una frequenza disarmante gran parte del merito va a questo straordinario brasiliano, che saltava gli avversari come birilli con la sua velocità e i suoi dribbling straordinari. Davvero pochi erano in grado di contenerlo, poi Nenè era mortifero nel servire Riva con cross perfetti. Poi come andava a finire lo sapete già.
1. Enzo Francescoli: certi giocatori non andrebbero raccontati, andrebbero semplicemente ammirati in contemplazione estatica. “El Principe”, giocatore di una classe infinita. Dribblomane per volontà divina, spettacolare come solo i sudamericani sanno essere. Idolo della tifoseria rossoblù, ma anche di un ragazzo franco-algerino che sognava di diventare come lui. Questo ragazzo ora è cresciuto, ha vinto l’impossibile, ha chiamato suo figlio Enzo e si chiama Zinedine.
Questa è la nostra Top Ten. Nel calcio si gioca in undici e allora per questa settimana inseriamo anche un undicesimo nome: quello di Gianfranco Zola, per il quale non servono racconti o descrizioni...