Il Cagliari e la maledizione dei secondi 45 minuti: un tabù da sfatare nell’immediato per allontanare i fantasmi

A pochi giorni dalla sfida contro la Samp, emerge un dato significativo

Luca Neri
14/10/2014
Approfondimenti
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Il Cagliari come Dottor Jekyll e Mister Hyde. Ruggisce all’ingresso in campo, mostrando un gioco offensivo e brillante, dando l’idea di poter fare la partita ovunque, che sia al Sant’Elia o al San Siro. Poi, come stregata dall’ingresso negli spogliatoi per l’intervallo, regolarmente rientra in campo tutt’altra squadra, assoggettata al gioco degli avversari, che finiscono per chiuderla col passare dei minuti sino a trovare il gol. È impietoso il dato statistico che afferma che i rossoblù hanno realizzato, nei secondi tempi, un solo gol con Cossu, peraltro inutile e su rigore. È anche vero che i sardi hanno anche subito molto meno nelle riprese piuttosto che nelle prime frazioni di gara. Nel primo match stagionale Sau rispose a Zaza tutto nel primo tempo, nella seconda sfida, contro l’Atalanta, i rossoblù rimediarono un gol per tempo e segnarono l’unico gol siglato nella seconda frazione. Ancora reti bianche dopo i primi 45’ nella terza e quarta giornata, dove Destro e Florenzi spianarono sin da subito la vittoria alla Roma nella terza e nella quarta Glik e Quagliarella confezionarono la rimonta granata dopo il gol iniziale di Cossu. Se vogliamo è davvero clamoroso come anche nel 4-1 rifilato all’Inter tutte le reti siano arrivate nella prima metà di gara. Conclude il cerchio il gol di Tachtsidis all’89’ che ha portato ad una cocente sconfitta contro il Verona. È un Cagliari che fatica a trovare il gol in generale, ma questa lacuna si acuisce ancor di più se pensiamo alla seconda parte di match. Oggi, per mister Zeman, più di qualsiasi studio sulla Sampdoria, appare fondamentale trovare l’antidoto giusto per avere un gran Cagliari per tutti i 90’ minuti.

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