Cagliari-Atalanta: è sfida nella sfida anche tra “vivai”

Due floridi settori giovanili a confronto

Marco Zucca
11/09/2014
Approfondimenti
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Il Cagliari domenica pomeriggio affronterà al Sant’Elia l’Atalanta. Non sarà solo sfida tra due ottime prime squadre, ma anche tra i settori giovanili.
La “cantera” bergamasca è tradizionalmente florida, addirittura l’ottava al mondo per capacità di “sfornare” talenti, e prima in Italia. A Zingonia, il centro atalantino, si allenano ogni giorno i ragazzi dai giovanissimi nazionali alla Primavera. La società nerazzurra investe quasi 4 milioni di euro l’anno per consentire ai più giovani di essere seguiti nel miglior modo possibile, garantendogli la crescita adeguata per “sfondare” nel calcio che conta. Un gran numero di giovani di scuola atalantina sono divenuti ottimi giocatori, riuscendo a ritagliarsi uno spazio importante all’interno del panorama calcistico nazionale e internazionale.
L’Atalanta può vantare circa 60 osservatori sparsi lungo il territorio regionale, incaricati di scovare talenti dai 7 ai 12 anni. Su oltre 250 tesserati (dai primi calci fino alla Primavera), massimo 20 ragazzi provengono da altre regioni e pochissimi giungono dall’estero.
Autentico “guru” del vivaio di Zingonia è Mino Favini, il primo osservatore nerazzurro, il quale sostiene di avere una predilezione non tanto per i ragazzi alti e dal grande fisico, quanto per quelli minuti ma tecnicamente validi. A meno di dieci anni già si può notare, infatti, se un bambino possa avere del talento. Anche se è una missione difficile, e talvolta può capitare di “toppare”.
Il modello atalantino, come organizzazione e capacità di valorizzare i giovani e lanciarli in prima squadra è ancora inarrivabile, ma il Cagliari sta provando da alcuni anni ad adottare una politica simile, con Gianfranco Matteoli responsabile del settore giovanile, premiato lo scorso anno con il Premio Maestrelli per la sua abilità nel gestire e valorizzare il vivaio rossoblù. Il neo presidente Giulini, inoltre, ha promesso di rafforzare ulteriormente il settore giovanile, con l’inserimento di talenti anche non sardi. Una politica, però, che andrebbe controcorrente e che i tifosi rischierebbero di non apprezzare.
Gli osservatori rossoblù girano per tutta l’isola alla ricerca di giovani promesse. Dopo averle trovate, le portano a Cagliari, dove i ragazzi hanno la possibilità di continuare a studiare ed essere seguiti da vicino nel loro processo di formazione calcistica. Prerogativa delle giovanili rossoblù non è vincere titoli, ma consentire ai giocatori di crescere. Non appena questi vengono giudicati pronti e mostrano potenzialità interessanti, vengono mandati a farsi le ossa e maturare nelle serie inferiori.
Diversi sono i giocatori che sono giunti in prima squadra. Molti si sono persi nelle sabbie mobili della Serie D e Lega Pro, altri invece sono riusciti a divenire punti fondamentali della squadra impegnata in Serie A: Pisano è oramai dal 2004 un pilastro rossoblù, mentre Murru si è affacciato nel grande calcio due stagioni fa. Altri ancora, come Marco Sau, hanno dovuto girovagare per il “continente” prima di fare ritorno in terra sarda. Quest’anno potrebbe esserci, sotto la guida di mister Zeman, una chance importante per Barella, Giorico, Muroni e Loi. Aspettando il ritorno di Del Fabro, il prossimo anno, dal prestito in quel di Leeds.
Cagliari e Atalanta: è sfida nella sfida. Riusciranno i sardi a portare il settore giovanile ai livelli di quello bergamasco?

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