“I compagni e l'allenatore lo hanno visto crollare a terra all'improvviso. Colpito da arresto cardiaco a 32 anni, durante l'allenamento della propria squadra di calcio amatoriale, Massimo Innocenti, è stato salvato grazie al defibrillatore precoce”.
Questo è un estratto da “Il Tirreno” del 10 ottobre del 2009. Da allora, e lo ricordiamo molto bene, alcuni suoi colleghi non hanno avuto la stessa fortuna: come dimenticare Piermario Morosini e Igor Bovolenta, entrambi atleti, anche se di sport diversi, ed entrambi accomunati dalla stessa, orribile sorte?
È di questo che sabato scorso si è parlato durante un corso di formazione sul ruolo dell’informazione nella gestione delle emergenze, organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Sardegna e tenuto dagli esperti dell’associazione scientifica HSF Italia coordinata dal dottor Luigi Cadeddu. Sono state anche proiettate delle immagini dei drammatici momenti che hanno portato alla morte del venticinquenne giocatore del Livorno, morto il 14 aprile del 2012 proprio per la mancanza di un defibrillatore a bordo campo (a peggiorare la situazione fu il fatto che gli interventi tardarono ad arrivare perché si voleva far continuare la gara): come al solito, dopo quella tragedia si è parlato tanto della sicurezza sanitaria negli stadi ma poi tutto è caduto nel dimenticatoio. Come sempre.
In quelle settimane del 2012 venne emanato il decreto Balduzzi, che obbligava le società sportive ad avere un defibrillatore (obbligo da cui erano state esentate le Associazioni dilettantistiche che svolgono “attività sportive con ridotto impegno cardiocircolatorio”) ma la cui entrata in vigore è stata però posticipata al gennaio del 2016. Nel resto d’Europa si trovano defibrillatori anche nelle colonnine di servizio che ci sono per strada, per dire.
Inutile dire che le società sportive, soprattutto al Sud, non hanno fatto a gara per comprare un defibrillatore, per non parlare di quelle che hanno nello staff qualcuno che sappia usarlo (tra l’altro dal 2001 può essere utilizzato da chiunque).
La Cagliari Calcio si è distinta in questo clima generale di menefreghismo, dato che recentemente ha accolto con grande entusiasmo un progetto della HSF Italia. I giocatori rossoblù sono diventati testimonial dei corsi di primo soccorso tenuti in tante scuole della Sardegna e alcuni di loro sono addirittura diventati dei formatori. Inoltre, dal prossimo 20 giugno tutti gli addetti alla sicurezza della società sarda saranno abilitati all’uso del defibrillatore.
Finalmente qualcuno che ha colto seriamente l’occasione di essere un esempio per la società, e siamo contenti che questo esempio venga dalla nostra squadra del cuore. Speriamo solo che anche le altre squadre prendano ispirazione dai nostri colori per far sì che Piermario e Igor siano ricordati come gli ultimi grandi esempi negativi di un sistema che non curava gli uomini ma lo spettacolo e non soltanto due nomi in una lista che, se le società e la Società non cambiano atteggiamento, non farà altro che allungarsi.