L'amara terra di mezzo

L'analisi del match contro l'Empoli

Luca Neri
21/01/2019
L'Editoriale
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Gita al Paradiso, passando per l`inferno, per approdare in Purgatorio: la terra di mezzo non è mai stata così amara e le spiegazioni raramente sono state così difficili da trovare. La magra ma saziante consolazione del pareggio acciuffato a squadre negli spogliatoi non può bastare a digerire quegli altri due punti smaltiti nell’indifferenziata.

Tanto per cominciare, vincere avrebbe significato salutare subito la bagarre per non retrocedere, al primo treno e con tanto di schiaffoni dal binario stile “Amici miei”. In secondo luogo, qualcosa (forse) sarebbe scattato nell’ippocampo dei rossoblù, facendo sorgere qualche timida consapevolezza sul fatto che forse la salvezza risicata non sia poi un obiettivo così appagante. Il calcio è così, vive di scintille: prendiamo l’Atalanta, che dopo aver dato l’ultimo saluto all’Europa League ai preliminari sembrava destinata ad un campionato in low profile. All’improvviso si è accesa la lampadina, i bergamaschi si sono resi conto che nella parte destra della classifica fossero un tantino fuori contesto e hanno cominciato a macinare punti e gioco. Ora da quelle parti qualcuno, avendo cura di non farsi sentire, osa addirittura sussurrare la parola Champions.

Oggi il Cagliari non può avere le stesse ambizioni di una squadra come l’Atalanta, ormai a tutti gli effetti una big del nostro calcio, ma per i rossoblù sarebbe quantomeno auspicabile un innalzamento dell’asticella, a maggior ragione se sbandierati da tempo da una dirigenza che, probabilmente, nutre speranze ben più soddisfacenti di un abbonamento al sedicesimo-diciassettesimo piazzamento.

Eppure la gara si era messa subito bene. I sardi, complice un frizzante Srna ed un indemoniato Barella, erano scesi in campo col piglio giusto, trovando anche la via del gol con la specialità della casa, l’arrampicata su aria e difensore con incornata di Pavoletti.

Non esagero se dico che con il bomber al top in tutte le diciannove già giocate i sardi avrebbero almeno cinque punti in più e forse sarebbero ancora in corsa in Coppa Italia. Spesso, infatti, si ha la sensazione che il Cagliari si ritrovi costretto a fare come il bambino più alto e viziato della combriccola che, quando irritato o in difficoltà, prende la palla in mano, solleva le braccia e la posiziona dove nessun altro bambino possa arrivare. Perché per terra si discute, ma lassù è giurisdizione dello sceriffo con la 30 e di nessun altro. Le sue assenze hanno condizionato non poco il cammino rossoblù, anche per via di un sostituto quasi mai all’altezza.

Ora, per sopperire a queste ataviche crisi d’astinenza da Pavoletti, il Cagliari sembra pronto a regalare a Maran una nuova carta da mischiare al mazzo, Falcinelli. L’ex Sassuolo potrebbe giocare con o al posto del centravanti, dando nuove soluzioni tattiche e nuovi possibili volti alla squadra. Il costo, però, non saranno noccioline. Il Cagliari rinuncerebbe così all’ultimo giocatore col cambio di passo della rosa, Diego Farias. Il brasiliano, prossimo all’addio, ha donato quello che dovrebbe essere l’ultimo bacio, l’ultima carezza di un attaccante troppo spesso bollato come inconcludente o sprecone, tralasciando tutta la valigia di cioccolatini che questo ragazzo ha saputo offrire ad una platea che, senza di lui, rischia di rivedere il prossimo dribbling in videocassetta. Intanto sarà ancora una volta merito suo se l’Empoli ha mantenuto la distanza in classifica, ancora merito suo se la stagione del Cagliari possa ancora eseguire una sterzata. Il tempo c'è.

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