Tolto il mattoncino, crollato il palazzo

L'analisi del match contro l'Atalanta

Luca Neri
15/01/2019
L'Editoriale
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Tendenzialmente, sottraendo un mattoncino ad un palazzo, quest’ultimo resta in piedi. Tendenzialmente. Perché poi dipende da tutta un’altra serie di fattori, studi specifici sulla fisica dei baricentri, pesi specifici ed equilibri. Il Cagliari ha almeno due o tre mattoncini insostituibili.

Uno di questi si chiama Leonardo Pavoletti, professione centravanti, lavoro occulto factotum. Il ragazzo con la 30 sta diventando ogni giorno sempre più importante per questa squadra, facendo di fatto diventare i suoi gol l’ultima cosa utile tra le cinquanta eseguite nell’arco di una gara. È incredibile, e sempre più preoccupante, notare come il Cagliari cambi con o senza di lui. A maggior ragione se gli infortuni non sembrano volergli dare pace, costringendolo per l’ennesima volta ad abbandonare in autostrada una squadra senza  punti di riferimento. Perché con lui in campo è una roba, con lui a  fare da perno e tutti gli altri a dar via la giostra attorno a lui, ma con lui fuori i sardi sembrano disputare la partitella oratoriale: ognuno per conto suo e chi fa la cosa più strana vince il premio allegria.

Il secondo tassello si chiama Nicolò Barella: occhio alla sua situazione, i sardi non possono permettersi di sottovalutarla. Se dai piani alti si fiuterà l’affare, e per i conti del Cagliari la sua cessione sarà una triste necessità, così sia. Si eviti però il giocatore a mezzo servizio, distratto, mezzo trattenuto e tre quarti ceduto: si continui a farlo sentire centrale ed importante, o gli effetti collaterali potrebbero essere drammatici, sia dal punto di vista sportivo che economico. Perché oggi forse il 18 vale il cinquantone, non è detto che lo stesso si potrà dire a giugno.

Poi c’è Cragno. Per come sta giocando mi sorprende che nessuno abbia ancora sventolato in faccia a  Giulini l’assegno a tanti zeri. Ormai non sbaglia più una gara e tiene a galla i sardi con i superpoteri ad ogni partita. Ad oggi non è facile stabilire chi sia il portiere italiano più forte (la clamorosa scuola di estremi difensori azzurri vanta anche Audero, Donnarumma, Meret, Perin e Sirigu), ma Alessio è senza dubbio quello che sta mostrando la crescita più decisa.

Un peccato non poter proseguire il cammino in coppa, e altrettanto penseranno in società, sempre a proposito dei tanto cari milioni. Avere la possibilità di disputare un quarto di finale in casa, contro la Juventus, avrebbe significato tantissimo anche per il botteghino, con quasi un milione di euro di mancato introito. Facciamo più di un terzo di Birsa. E non è poco.

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