Archiviata con un deludente pareggio anche Frosinone-Cagliari è tempo di riflessioni su cosa i sardi possano chiedere a questo campionato.
Fino ad oggi, nei diversi impegni, la squadra ha mostrato due versioni di sé: una propositiva, concentrata, cattiva (soprattutto nei match più stimolanti, contro oppositori maggiormente quotati) e una svagata, molle e goffa.
Quest'ultima è emersa con più frequenza nelle partite considerate abbordabili, con le cosiddette pari grado e sulla carta forse anche un pochino inferiori. È palese come l'atteggiamento rossoblù cambi (non volontariamente) a seconda degli avversari che ci si trova davanti e questo non è mai un bene, spesso è indice di una lieve mancanza di “identità”, di mentalità vincente.
Non è accettabile e nemmeno utile per il processo di crescita intrapreso dalla società accontentarsi di uscire a “testa alta” dal confronto con una big e poi rischiare o essere addirittura sconfitti da Empoli, SPAL, Frosinone e in minor misura il Parma, con tutto il rispetto per queste formazioni.
Per fare il salto di qualità è necessario crescere dal punto di vista mentale e cercare di mantenere uno standard prestazionale buono, chiunque ci si appresti ad affrontare e in qualunque stadio d'Italia si giochi. Un po’ come fece, estremizzando al massimo il concetto, il meraviglioso Leicester di Claudio Ranieri e come fa attualmente l'Atalanta di Gasperini, per citare due esempi virtuosi.
Farlo non sarà semplice e richiederà tempo e lavoro ma dovrà essere il primo, inevitabile, passo da intraprendere per trasformare in futuro il Cagliari in una solida realtà d'alta quota del calcio italiano.