L’Allianz Stadium è sempre rimasta un po’ anche casa sua, perché anche lui, seppure da semplice gregario (ma con lo spirito di un leader silenzioso e l’umiltà di un grande campione di umiltà), ha scritto pagine storiche della Juventus degli ultimi anni.
Simone Padoin è ritornato sabato scorso in quello stadio da avversario con la maglia rossoblu del Cagliari e il pubblico tutto gli ha tributato tanti (e meritati) applausi per quel ricordo incancellabile in bianconero, fatto di vittorie e gioie comuni.
Poi le emozioni hanno lasciato il posto al campo e all’agonismo calcistico. Per il “Talismano”, il duello sembrava di quelli al limite dell’impossibile, contro un furetto pericoloso come Douglas Costa.
A prima vista, mettendo a confronto i tassi tecnici, il brasiliano avrebbe potuto avere la meglio sull’esperto jolly friulano e invece è accaduto ciò che in pochi pensavano.
Il numero 11 della Juventus non ha preso il sopravvento per via della strategia vincente imposta dallo stesso Padoin che in rari casi ha perso il duello col brasiliano ex Bayern Monaco.
Quest’ultimo, ha visto di rado il pallone che in genere è suo grande alleato (tranne in pochissime azioni), specie quando c’è la situazione favorevole per puntare l’avversario, ma contro il muro Padoin, fatto di scaltrezza ed esperienza, ha potuto fare ben poco.
Un esito che indubbiamente è risultato sorprendente e che testimonia ancora una volta la cura del particolare da parte del numero 20 rossoblu nell’affrontare (nelle vesti di terzino sinistro) qualsiasi tipo di avversario (compreso quello più rapido e tecnico). Non solo.
Dopo il round vinto con Costa, ha retto bene anche con Cuadrado e per incorniciare l’ennesima opera d’arte della sua esperienza cagliaritana, tutto lo Stadium gli tributa quella meritata standing ovation, roba per pochi in casa Juventus quando ritorni da ex.
Nessuna contestazione e solo applausi, per riconoscere la grandezza di un campione semplice e umile.