Spostiamo le lancette indietro e torniamo ad un anno esatto fa. Il Cagliari veniva triturato dalla Lazio con un pesante 3-0, infilando la quinta sconfitta di fila e sprofondando in piena bagarre retrocessione.
A distanza di trecentosessantacinque giorni i rossoblù son reduci da un pareggio pesantissimo contro la Fiorentina, di quelli che muovono la classifica e smuovono le consapevolezze, ribaltando i dubbi in certezze e le titubanze in speranze.
I sardi portano a casa il punticino senza rubare assolutamente nulla, con una partita che accarezza l'equilibrio perfetto tra coraggio ed attenzione. Maran rinuncia all'assonnato Pavoletti giocando la rischiosa carta Cerri, ricevendo indietro una prova intelligentissima da parte del lungagnone classe '96. Il ragazzo si sbatte, dialoga e frappone il suo fenotipo da armadio a sei ente tra lui e ogni cosa viola che si muova.
Poi però il Cagliari va sotto e diventa necessario sporcare il tabellino, motivo per cui il tecnico rossoblù butta nella mischia papà Pavoletti. E bisogna dirlo, oggettivamente il numero 30 è di un'altra pasta: sbrana il primo pallone a disposizione e lo mette oltre Lafont con un gesto tecnico di rara bellezza, una sorta di certificato di qualità in movimento che attesta il suo mortifero killer instinct. E attenzione, per il giovane Cerri questi gol son libri da divorare, pagine da studiare: il giorno che avrà la capacità di trovare la via della rete con la facilità di Pavoletti, sarà un giocatore da Nazionale.
Questione di testa, di fame, quella che trova terreno fertile nel corpo di Fabio Pisacane, un mostro di concentrazione che è riuscito a trasformare la Serie A nel suo habitat naturale grazie ad una innata capacità nel restare focalizzato sulla gara per 90': l'intervento decisivo su Simeone è l'emblema di una spina attaccata senza soluzione di continuità.
La sensazione è che Maran abbia trovato la quadratura del cerchio con questo rombo atipico, con un giocatore di movimento come Castro tra le linee ed un Joao Pedro in un abito mai così offensivo. È capitato altre volte di vederlo agire da seconda punta, ma mai come in quest'ultima trovata Maraniana il brasiliano aveva giocato vicino alla porta. Spesso addirittura è il suo partner, il Cerri o il Pavoletti di turno, ad abbassarsi e giocare spalle alla porta, con un Joao ad attaccare la profondità. Una soluzione tattica particolarmente interessante, che previene ogni pericolo di abbandono in autostrada del pivot.
Ora la classifica è relativamente serena, nel prossimo weekend il Cagliari ha l'obbligo morale di farla diventare serenissima, quando alla Sardegna Arena arriverà un Ventura sotto zero e i sardi dovranno fare la voce grossa.