Lo aspettavano tutti. L'esordio di Barella in nazionale, quel rossoblù che si tinge d'azzurro. C'era un'intera isola ad attendere l'ingresso in campo del proprio figliol prodigo, un popolo incollato davanti alla televisione col fiato sospeso. Il rettangolo verde manco lo si guardava: badavano tutti al bordo campo, sperando nella sostituzione giusta.
Ed ogni ingresso sul terreno di gioco che non vedesse la sua maglia corrispondeva ad una fetta di sofferenza in più. Si attende ma entra Berardi. Poi Emerson Palmieri. Poi Belotti. Nicolò resta in panchina, è forse non c'è nemmeno troppo di cui meravigliarsi.
La verità è che per ora bisogna accontentarsi di queste convocazioni: Mancini lo tiene in considerazione, sta imparando a conoscerlo e lo conoscerà sempre meglio a furia di convocarlo. Ma al momento il talento sardo deve aspettare: il CT si fida più di altri giocatori, qualcuno che magari ha già sommato qualche presenza internazionale in più. Nelle gerarchie Barella sta dietro i vari Gagliardini (che pure non ha mai giocato in Europa), Pellegrini, Cristante, Bonaventura.
La sensazione è che la distanza non sia ampia, anzi, ma questo non era ancora il suo giro. Forse il prossimo potrebbe essere quello giusto.