Cagliari, respiro strozzato

L'analisi del match contro il Sassuolo

Luca Neri
27/08/2018
L'Editoriale
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Un sospiro lungo cento minuti. L'aria che riempie i polmoni, il torace che si amplia, la goccia di sudore che attraversa il viso e si blocca sul mento, come in attesa dell'espirazione: si fa attendere e non arriva, mentre il tempo passa inesorabile. E quando pensi che l'apnea stia finendo, quando sei pronto per buttar tutto fuori, qualcosa va storto, il respiro si strozza.

Un braccio troppo largo, un peccato di gioventù, che stavolta vale due punti, trasformando tre pepite d'oro in un magro punticino. In fin dei conti è pure giusto, perché il Sassuolo è squadra vera e anche ieri meritava più del bottino vuoto, ma vallo a spiegare a dei ragazzi che vincevano al 98' in superiorità numerica. Il rigore di Boateng è una notiziaccia, una beffa da mani nei capelli, ma per crescere bisogna andare oltre il risultato, anche a costo di mettersi un pezzo di gomma tra i denti e mordere.

E allora andando oltre vediamo un Cagliari in netto miglioramento, una squadra che nulla ha a che vedere con la banda allo sbaraglio di Empoli. C'è ancora tanto da lavorare, perché nonostante tutto un Sassuolo a caso risulta avanti, ma i progressi vanno registrati e consentono di coltivare la speranza che la ciofeca del Castellani fosse solo un'uscita a vuoto, un incidente di percorso tutto sommato accettabile nel mare magnum di un processo di crescita.

Tanto per cominciare, Srna ha già cancellato lo spauracchio di chi già sospettava di fare scopa con Van der Wiel. Il croato non è in vacanza, ha ancora voglia di spiegarla ai giovanotti e un piede che potrebbe ancora avere un posto nel patrimonio Unesco. Avere un terzino destro come lui consente, inoltre, di sciogliere il guinzaglio a Faragò, trasformandolo in un jolly tuttofare: il secondo nella rosa del Cagliari, dopo Padoin, un altra pedina intercambiabile che sforna prestazioni da 6,5 ovunque tu lo metta. Ieri, da terzino sinistro, un cross che ha fatto scordare per qualche ora l'appello degli investigatori che già erano partiti alla ricerca di Lykogiannis e Pajac.

E poi sia benedetto Pavoletti, che forse con i piedi non sarà un granché, ma lassù non ha eguali in Italia e pochissimi in Europa. Aldilà dei gol pesantissimi, la sensazione è che quest'anno il 30 risulti decisamente più chiamato in causa, oltre che esaltato dal gioco avvolgente di Maran.

Ripartire da qui. Poi è chiaro che non tutto va liscio, perché Klavan sembra ancora capirci poco e Romagna è ancora decisamente perfettibile, ma finalmente qualcosa gira. La nota storta, forse, è clamorosamente Barella. L'anno scorso illuminava il buio, oggi sembra in difficoltà nella luce. Per carità, tutto normale per un ventunenne, ma il Cagliari ha bisogno di Barella. E forse pure Nicolò ha bisogno del Cagliari.

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