Fa una certa tenerezza vederlo camminare, a fatica, sorreggendosi sulla stampella, per infondere i preziosi consigli ai suoi ragazzi. Come fosse un padre, o per alcuni, i più giovani, un nonno.
Oscar Tabarez, costretto a combattere con una malattia che gli ha scavato il volto, lo ha provato e reso sofferente, non sa cosa significhi la parola “mollare”, avendo scelto di essere ben saldo alla guida del suo Uruguay anche nei Mondiali in corso: ieri Seleccion ha saputo estromettere il Portogallo di Cristiano Ronaldo, e lui, silente, ha apprezzato la capacità dei suoi di giocare un calcio ragionato e a tratti spumeggiante, affidandosi al talento del duo Cavani-Suarez.
Dalla Sardegna, ne siamo certi, tanti tifosi rossoblù avranno applaudito la prestazione della squadra allenata dal Maestro, per il quale nutrono ancora tanta stima, nonostante siano trascorsi quasi vent’anni da quando salutò l’isola, mandato via troppo presto dopo la sua seconda parentesi nel Cagliari.
Era destino che riponesse nel cassetto il sogno di diventare grande in Europa, dopo aver sfiorato la qualificazione UEFA con i sardi ed essersi accomodato sulla panchina del Milan, chiudendo l’esperienza con un fallimento. Perché grande, e anche gli europei se ne accorsero, già lo era, e lo ha dimostrato con il tempo, facendo dell’Uruguay una selezione temibile e difficile da affrontare, che fa della passione, del temperamento e soprattutto della “garra” i suoi punti di forza.
Ora saranno quarti di finale contro la Francia. Sfida impossibile? Assolutamente no, considerando i valori in campo e auspicando il recupero di Cavani, costretto ieri a chiedere il cambio per infortunio. Perché nulla è impossibile per Tabarez, al quale facciamo un grande in bocca al lupo affinché giunga fino in fondo nella competizione.
Forza Maestro!