I polmoni son forti, le gambe robuste, lo sguardo sicuro e consapevole. In realtà Nicolò non ne ha mai avuto troppo bisogno, spinto com'era da quel vento che gli ha sempre soffiato alle spalle, spingendolo sempre un metro oltre il pensato, un passo avanti rispetto all'ordinario. Poi le correnti si intrecciano, le nuvole scherzano e l'aurora boreale fa capolino, palesandosi. I venti cambiano, e pure quella brezza che sembrava non poterti mai rallentare ti piomba in faccia, frenando quella corsa che pareva non conoscere ostacoli.
È un fine aprile non come gli altri, il Cagliari annaspa, crolla e non riemerge. Nel vortice freddo del tracollo rossoblù viene risucchiato pure lui, Barella, che contro la Samp infila quella che potrebbe essere facilmente definita come la peggior partita da quando veste la maglia sarda. Lui, abituato a predicare nel deserto, ad esser il bagliore della feritoia nel buio della cella, cede all'urto dei blucerchiati, troppo forti per questo misero e vulnerabile Cagliari. Lo fa insieme al resto della banda, che affonda nel primaverile pomeriggio di Genova.
Una prestazione deludente che macchia una stagione praticamente perfetta: i commenti si sprecano, qualcuno perde addirittura l'occasione per tacere e approfitta del passo falso per bollare come acerbo il 18 (probabilmente solo per esporre in vetrina altri gioielli, ultimamente opacizzati dall'esplosione di Nicolò).
Oggi il destino del Cagliari è appeso ad un filo sottilissimo, e Barella rappresenta l'unico appiglio credibile per una squadra alla disperata ricerca dell'eroe che strappi la camicia e mostri al più presto la S di Superman. La salvezza dei sardi passa anche, se non soprattutto, dal suo riscatto, dal suo ritorno ai livelli che lo hanno reso l'oggetto del desiderio di qualsiasi big. Non sarà sicuramente facile, ma nemmeno Nicolò ci ha abituato alle cose semplici e alla portata. Ha sempre preferito lo straordinario all'ordinario, ha sempre anticipato il vento che soffiava nella sua direzione e per questo ora sarà pronto a procedere anche in direzione ostinata e contraria.
Com'era quella frase?
Non puoi fermare il vento, solo fargli perder tempo.