Tre finali: sono quelle che attendono il Cagliari da qui alla fine di un turbolento campionato, che ci si augura possa terminare con la tanto agognata salvezza.
La squadra, non è un mistero, presenta serie difficoltà, fisiche ma soprattutto psicologiche. E necessita del sostegno di un intero popolo, che ora, più che mai, è chiamato a stare vicino ai propri beniamini, apparsi frastornati dopo la rovinosa caduta di Genova contro la Sampdoria e candidati dai bookmakers, complice un calendario proibitivo, alla discesa tra i cadetti.
Domenica prossima alla Sardegna Arena arriverà la Roma, reduce dalla gara di ritorno di Champions contro il Liverpool (dove, pur vincendo 4-2, non è riuscita a strappare il pass per la finale) e determinata più che mai a chiudere la pratica per il terzo posto.
I rossoblù dovranno mettere in campo tutte le energie, dimenticando i problemi e mostrando attaccamento alla maglia, sospinti dal dodicesimo uomo in campo, che da alcune giornate a questa parte ha cominciato a spazientirsi in virtù degli amari spettacoli ai quali si è trovato ad assistere.
Che si mettano via, però, per un poco, tutti i malcontenti, i nervosismi, le tensioni. Andare allo stadio e incitare, incondizionatamente, la compagine isolana dovrà essere la prerogativa: perché la barca, specie quando sta per affondare, non può venire abbandonata. E, tutti insieme, si deve remare per farla rimanere a galla.