Daniele Conti è arrivato in Sardegna nel 1999 dalla Roma per fare esperienza e acquisire minutaggio utile al fine di tornare da protagonista nella capitale e indossare quella maglia giallorossa che fu del padre, grande campione del mondo e della Roma scudettata dell’83.
Proprio l’ingombrante figura paterna fa si che in Sardegna Daniele venga considerato come il figlio del celebre Bruno, più che un giovane di talento capace di dare un importante contributo alla causa rossoblù. In dote porta un goal in campionato festeggiato sotto la sud giallorossa che pareva ne valesse la consacrazione e l’inserimento nel novero dei giovani più promettenti d’Italia.
Il paragone con il padre non lo lascerà mai libero del tutto, finendo per schiacciarlo in determinati momenti. Infatti nell’isola ha un inizio stentato, non riesce a esprimere il suo potenziale e in alcuni casi si trova in conflitto con alcuni allenatori, specialmente nel suo primo periodo in rossoblù, oltre a essere contestato dai suoi stessi tifosi per le sue cattive prestazioni, si ritrova a dover scendere di categoria ed affrontare il campionato di serie B. Nonostante ciò riesce a meritarsi una convocazione in Under 21.
In serie B, probabilmente non riesce a metabolizzare la retrocessione, continua a stentare non riuscendo a convincere, tanto che in molti ne chiedono la cessione. Però questi anni forgiano inesorabilmente il suo carattere e cominciano a legare a doppio filo il ragazzo di Nettuno con la maglia rossoblù. Un ragazzo che doveva solo momentaneamente calcare il prato del Sant’Elia, per poi ritornare ad essere protagonista nel prestigioso palcoscenico dell’Olimpico, inizia ad identificarsi con i colori di un’intera terra.
Il ritorno in Serie A da primo attore lo consacrano come uno dei migliori centrocampisti italiani, che inspiegabilmente è stato ignorato negli anni dai vari C.T. della nazionale. Il suo voler dare tutto in campo, che spesso lo fa finire quasi ogni partita nel taccuino del direttore di gara, lo fanno diventare uno dei beniamini del pubblico. Uscire sempre dal campo avendo dato tutto e metterci la faccia nei momenti più complicati lo innalzano ad autentica bandiera e giocatore capace di incarnare lo spirito indomito del popolo sardo.
Nel 2011 con il ritiro di Diego Lopez indossa finalmente la fascia di capitano continuando a trascinare i compagni a suon di goal e prestazioni tutto cuore che lo consacrano come giocatore tra i migliori di tutti i tempi in maglia rossoblù, ma anche e soprattutto come uomo che ha scelto la Sardegna come terra per far crescere i suoi figli.
Oggi con la partita contro il Genoa Conti diventerà a merito il giocatore con più presenze in serie A della storia del Cagliari, con ben 312 presenze. Dopo che il fato aveva deciso che il giorno in cui avrebbe agguantato in cima a questa speciale classifica il Nenè mitico e indimenticato protagonista del Cagliari iridato, fosse quello in cui si commemorava l’anniversario dello scudetto del ’70. Conti è un campione che è stato stregato da una terra e una squadra che a sua volta lo ha accolto come figlio, accompagnandolo nelle tappe di una crescita sportiva e umana.
Alla vigilia di anni fondamentali, incerti e cruciali per il futuro del Cagliari, i tifosi sanno che una certezza in campo e fuori c’è e continuerà ad esserci. Il capitano di mille battaglie ha il sangue con globuli rossoblù e merita ampiamente di essere protagonista negli ultimi anni di una carriera votata alla causa del Cagliari con una cornice di pubblico e in uno stadio degni di una leggenda.