“Sindrome da panchina corta”: come curarla?

Pochi contro la Lazio i sostituti, specie a centrocampo: al tecnico Lopez non resta che affidarsi alla compattezza del gruppo per colmare i gap tecnici

Marco Zucca
14/03/2018
Approfondimenti
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67’: esce Ionita, entra Deiola. 81’: esce Han, entra Farias. 90’: esce Barella, entra Dessena.

64’: esce Parolo, entra Milinkovic-Savic. 65’: esce Lukaku, entra Felipe Anderson. 76’ esce de Vrij, entra Nani.

Sono i cambi di Cagliari e Lazio durante l’ultimo match di campionato pareggiato alla Sardegna Arena. Il tecnico rossoblù Lopez, è un dato di fatto, complice l'assenza dell'ultima ora di Lykogiannis e quelle di Cigarini e Joao Pedro - per quest'ultimo la stagione è già terminata - ha dovuto fare di necessità virtù, schierando a centrocampo sostituti che, se paragonati a quelli fatti entrare dal mister biancoceleste Inzaghi, sembrano lontani anni luce: rischiare il giovane Caligara nei minuti topici della partita sarebbe stato un azzardo, così come la poca fisicità di Cossu non avrebbe sortito effetti. Ecco che le scelte apparivano abbastanza scontate.

Sia chiaro, si tratta di una considerazione esclusivamente di carattere tecnico: la Lazio dispone di una panchina decisamente più lunga e qualitativamente più elevata rispetto alla compagine sarda (le ambizioni sono differenti e si tratta di una squadra costruita per poter affrontare al meglio tre competizioni), con interpreti utilizzati a gara in corso che nella maggior parte delle compagini italiane sarebbero titolari (quasi) inamovibili.

Proprio i tre cambi della formazione romana hanno consentito agli ospiti di raggiungere quello che, è bene sottolinearlo, è stato un pareggio giusto per i valori manifestati e le occasioni create da entrambe le parti, nonostante la fortunosa rete di Immobile sia giunta a tempo praticamente scaduto.

Al Cagliari il compito di farsi forza e sfruttare la coesione all’interno del gruppo, quella capace di colmare il gap con squadre più quotate, facendo emergere valori talvolta inattesi.

Solo così potrà essere curata da qui alla fine del campionato la “sindrome da panchina corta”.

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