Si va lenti ma si va. I passi avanti ci sono, il risultato no. Perché chi gioca bene soddisfa, chi è più bravo vince. Il Cagliari oggi ha forse giocato meglio del Torino, sicuramente è stato meno bravo.
Troppi errori individuali, troppe sbavature. Soprattutto un vistoso calo nel secondo tempo, che se giochi col Benevento bene o male sino al 90' tieni (forse non sino al 94'), ma col Toro chi rompe paga. Perché Iago non è Ciciretti, Belotti non è Iemmello e Ljajic non è Cataldi.
Ottimo l'approccio: i granata venivano da un periodaccio, e se il pugile è alle corde va attaccato prima che reagisca. Bene dunque l'atteggiamento aggressivo dei primi minuti, volto a sfruttare la confusione del Toro per matarlo prima che rinsavisse, anche in trasferta, anche all'Olimpico, anche da sfavoriti. Strafottenti, oltraggiosi, irriverenti. E quando i granata hanno provato ad alzare la testa, più perché in dovere di farlo che perché il vento stesse girando in favore loro, i sardi hanno punito in contropiede.
Stop in endecasillabi di FaRIS delitti imperfetti, quello che fa tutto bene ma non benissimo, apertura non perfettibile per Barella, che trova l'angolo lontano. Se Ventura stava guardando la partita per verificare lo stato di salute del Gallo per lo spareggio con la Svezia, si sarà accorto che questo ragazzo non vuole smettere di divorarsi il tempo. Gli si diceva sempre "bravo, peccato non trovi la porta", adesso gli si dovrà cercare un altro difetto, per quanto trovarlo diventi sempre più difficile.
Diventa sempre più complesso sparare su Faragò, in costante ascesa. Il ragazzo migliora, per quanto continui ad esser schierato fuori ruolo: continuo a vederlo come un ottimo incursore, una mezzala con tanta quantità ed eccellenti tempi di inserimento. Peccato che il Cagliari sia l'unica squadra in Serie A a non avere terzini in rosa, e allora il dirottato non può che essere lui, ma non attacchiamolo poi se Ansaldi va al doppio della velocità, perché anche Einstein, seppur geniale in fisica, fu bocciato in lettere.
Ancora un po' spaesato Pavoletti, l'attaccante che più tra tutti gli attaccanti avrebbe bisogno di cross dei laterali ma che gioca nella squadra con meno laterali. Ovvio no?
Per il resto ci si può attaccare alle tante, troppe imprecisioni tecniche, tra appoggi, stop, passaggi e chiusure. C'è tempo per lavorare, seppur quest'anno la Serie A, Benevento a parte, sembra molto meno paziente dell'anno scorso.
Alla prossima arriva il Verona, e lo sgarro a Giulietta sarà necessario per invertire definitivamente la rotta. Perché la salvezza non si ottiene coi primi tempi.