Horror Cagliari: Rastelli, ti salva il calendario?

L'analisi del match contro il Genoa

Luca Neri
16/10/2017
L'Editoriale
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Prendete i bambini e chiudeteli in casa, gioca il Cagliari. Un horror degno di Stephen King per 45' minuti, con una difesa rossoblù letteralmente imbarazzante. Meccanismi inesistenti, maglie larghe, facce spaesate e il Genoa si diverte.

Non è la prima volta che il giocattolo si inceppa, ma le altre volte i fili rotti dei burattini erano stati facilmente scordati dal pubblico pagante grazie al numero del giocoliere Farias o al golletto del salvatore della patria Borriello. Ma quest'ultimo è partito e quell'altro si è preso un periodo di aspettativa (come fatto in passato) in attesa di decidere se essere un fenomeno o solo un'idea mal sviluppata. E allora non applaude più nessuno, la Sardegna Arena fischia e chiede la testa di Rastelli.

Per ora non ci sono certezze, perché il tecnico napoletano potrebbe (mai dire mai) essere nuovamente confermato. La sua fortuna stavolta potrebbe chiamarsi calendario: insensato(?) metterlo alla porta prima della Lazio, col rischio di dare il benvenuto al nuovo mister con schiaffoni biancocelesti. Subito dopo ci sarà il turno infrasettimanale col Benevento e poi si andrà a Torino e saranno cruciali queste due sfide.

Ma torniamo alla partita.

Volevate Van der Wiel? Eccolo lì, sulla fascia dal primo minuto. Laxalt inizia a prenderlo in giro dal tunnel d'ingresso, lo punta, lo scherza, lo salta sempre, se lo mangia. All'intervallo Rastelli non ha scelta, e lo richiama in panchina. Al suo posto entra  Faragò, che non solo fa meglio dell'ex PSG (anche perché fare peggio sarebbe risultata tosta) ma di fatto cambia l'andamento della gara, dando garra e animo ad una squadra abbandonata a sé stessa. Il Cagliari cambia marcia e persino un Pavoletti imbalsamato riesce a segnare, salvo poi risparire nel nulla manco fosse Houdini. Il fatto è che manco è colpa sua, perché gli arrivano davvero pochi palloni giocabili, e lui non è giocatore in grado di inventarsi la giocata da solo.

Ha bisogno di sostegno della squadra, ma in questo momento il Cagliari ha preso la seconda stella a destra ed è andato dritto sino al mattino, perché non c'è e non vuole saperne di esserci.

La svolta non arriva e non arriverà, perché domenica si va a Roma e la Lazio non ha Galabinov (che pure oggi sembrava Lewandowski) ma Immobile, non ha Rigoni ma Milinkovic. Soprattutto in panchina ha Simone Inzaghi e, checché se ne dica, l'allenatore avrà sempre i suoi meriti e soprattutto le sue responsabilità.

Cagliari a sei punti, a più uno dalla zona retrocessione, sei sconfitte, tre in casa, quattro di fila. Bollino rosso.

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